venerdì 28 ottobre 2011

Salmone e finocchi al cartoccio


Una ricetta che nasce tra le cassette del reparto orto-frutta del supermercato, da un felice accostamento cromatico tra il filetto di salmone appena preso e questa verdura croccante di bianco-verdino vestita.
Per carità...non è la prima volta che si vede il salmone in coppia col finocchio...io però avevo di solito favorito l'incontro tra i due in delle fresche insalate estive, dove il salmone fosse affumicato piuttosto che  fresco.... o in dei primi piatti, dove del finocchio si percepisse essenzialmente l'aroma.
Ora mi andava di fare un piatto di pesce al forno e non ho voluto rinunciare al bell'effetto di colore che mi davano questi prodotti messi insieme...già da dentro il carrello, con i porri e il cavolfiore in nuance, e prefigurandomeli sul piano della cucina.
Si, a volte indugio sulla varietà dei colori delle verdure e della frutta nel carrello della spesa, scegliendoli anche in base ad una certa alternanza o continuità cromatica ...ma per favore, ditemi che lo fate anche voi...così mi sento più normale!
Ero ormai alle casse quando me li sono immaginati insieme in un cartoccio, il salmone ed il finocchio! E nei 100 metri che separano il supermercato dalla mia abitazione cittadina, la ricetta aveva ormai assunto connotati precisi.


Salmone  e finocchi al cartoccio
Dosi per 2 persone

Ingredienti
2 tranci di filetto di salmone da circa 150 g l'uno
1 finocchio (abbastanza grande)
1/4 di cipolla bianca
pepe verde in grani e macinato
1 noce di burro
1 cucchiaio d'olio
sale
erba cipollina (facoltativa)

Procedimento
Laviamo ed affettiamo abbastanza sottilmente il finocchio (teniamo da parte le barbe), lo caliamo in acqua bollente e, appena risale il bollore, buttiamo l'acqua e aggiungiamo ai finocchi una noce di burro. Mescoliamo fino a quando i finocchi saranno insaporiti, saliamo e pepiamo moderatamente. Laviamo il salmone, tiriamo via la pelle e lo asciughiamo.
Prepariamo 2 quadrati di cartaforno, adagiamo sul fondo di ciascuno uno strato di finocchi e il salmone.  Saliamo, aggiungiamo la cipolla tritata, l'erba cipollina e le barbe del finocchio. Condiamo suddividendo su ciascun trancio il cucchiaio di olio e copriamo con i finocchi restanti. Mettiamo qualche bacca di pepe verde e chiudiamo i nostri cartoccetti.
Inforniamo a 200° per circa 20 minuti. Serviamo direttamente col cartoccio.

Note
 - Noi abbiamo mangiato questo salmone con delle patate al vapore, condite con una salsina realizzata con pari quantità di maionese e panna acida (1 cucchiaio + 1 cucchiaio), pepe ed erba cipollina tritata.
 - E' una ricetta che, secondo me, può fare la sua bella figura in caso di ospiti...può risultare "d'effetto" il contrasto tra il cartoccio "bruciacchiato" è una bella tavola, elegantemente apparecchiata.  Inoltre è una ricetta abbastanza pratica perchè il cartoccio può essere preparato in anticipo e tenuto in frigo...infornato all'ultimo momento.


Il salmone, con pizzi e merletti, finocchio e cartoccio a mo' di cappotto, partecipa al contest della Fata Golosa:


giovedì 27 ottobre 2011

Vellutata di spinaci con crema al Parmigiano e mini-bignè (al Parmigiano!)


Tempo fa vi avevo raccontato che dopo mesi di inattività sportiva mio marito si è deciso a ricominciare con un po' di sport e la scelta è ricaduta su una sua vecchia "fiamma", il rugby.
Non è che la cosa mi lasci indifferente: il rugby è uno sport improntato ad un grande rispetto reciproco, ma è pur sempre uno sport di contatto...indi per cui lividi ed ammaccature varie sono all'ordine del giorno. 
Ormai siamo tra i maggiori consumatori di tubetti di pomata lenitiva per traumi! Ne abbiamo scorte di una certa importanza nell'armadietto dei medicinali!
Poichè l'allenamento si svolge alle 20:30, solitamente mangiamo qualcosa di leggero prima che vada, altrimenti si farebbe troppo tardi...
E così ho una scusa in più per preparare delle vitaminiche vellutate che mi piacciono molto: mi diverto a farne sempre di diverse e ad arricchirle con qualcosa di stuzzicante...
Ma la cosa che più mi diletta è pensare che probabilmente lui è l'unico "giocatore di rugby" che ceni a base di impalpabili vellutate prima dell'allenamento e che al suo ritorno trovi ad attenderlo una fumante tazza di tisana al tiglio, noto per proprietà calmanti e distensive.
...basti considerare invece che i suoi compagni di squadra per la cena si fermano in birreria, dove tra una birra e l'altra, si riempiono di salsicce!
E sia io che lui siamo convinti che se i colleghi di squadra sapessero in cosa consistono le sue cene, probabilmente non lo prenderebbero più molto sul serio!

La vellutata di spinaci mi piace molto... vuole però essere addolcita con un po' di latte!
Nel caso specifico l'ho accompagnata anche con una crema al Parmigiano e dei piccoli bignè al formaggio.
Perchè i bignè? Perchè da sempre a casa mia si usa, in inverno e soprattutto nel periodo di Natale, accompagnare il brodo di carne con dei mini-bignè neutri, che non compromettano il gusto del brodo...non so sinceramente se sia abitudine diffusa! 
Quindi ho preso spunto da questa tradizione, realizzando però, in questo caso, dei bignè al formaggio più saporiti e adatti nella consistenza di una crema di verdure e che richiamassero  nel gusto la salsina decorativa sulla vellutata.

Vellutata di spinaci con crema al Parmigiano e mini-bignè al formaggio
Ingredienti per 2 persone

per la vellutata
400 g di spinaci 
1 cipolla bianca
2 cucchiaio d'olio d'oliva
3/4 di un bicchiere di latte
brodo vegetale per allungare la vellutata
sale e pepe

per la crema al Parmigiano
50 g di latte
2 cucchiai di Parmigiano grattugiato
1 punta di cucchiaino di maizena

per i bignè
70 g di farina
50 g di burro
120 g d'acqua
100 di Parmigiano grattigiato
2 uova
sale e pepe

Procedimento
Innanzi tutto prepariamo i bignè: in una casseruola mettiamo contemporaneamente acqua, burro, un pizzico di sale e una lieve macinata di pepe. Quando il burro sarà sciolto e l'acqua avrà raggiunto l'ebollizione versiamo la farina e mescoliamo energicamente. L'impasto è pronto quando risulta ben uniforme e si stacca dalle pareti del tegame. Lo lasciamo raffreddare e aggiungiamo le uova (uno per volta) e le facciamo assorbire dall'impasto mescolando bene. Ora su una teglia coperta di cartaforno facciamo col cucchiaino tanti mucchietti della misura che vogliamo. Se i nostri bignè devono essere piccolissimi, di impasto ne basterà una punta di cucchiaino. Inforniamo a 200° per circa 10 minuti se i bignè sono piccoli, altrimenti un pochino in più. Li lasciamo asciugare ancora qualche minuto con la temperatura più bassa (180°). Li sforniamo e li lasciamo raffreddare.
Nel frattempo laviamo gli spinaci e li lessiamo con l'acqua che rimane dopo il lavaggio. In un tegame dai bordi alti facciamo appassire nell'olio, a fiamma bassa, una cipolla finemente affettata. Quando la cipolla risulta morbida uniamo gli spinaci e frulliamo tutto col frullatore ad immersione. Aggiungiamo il sale, il latte e il brodo necessario per ottenere la consistenza che preferiamo.
Ora prepariamo la crema al Parmigiano mettendo contemporaneamente in un padellino latte e formaggio a fiamma bassissima e mescolando continuamente fino a quando il formaggio sarà sciolto. Se necessario addensiamo la crema con una punta di maizana sciolta in un fondo di tazzina di acqua fredda, versato nel padellino e portato ad ebollizione.
Versiamo la vellutata nella ciotola, la condiamo con un filo di olio, pepe macinato fresco, la nostra crema al Parmigiano e serviamo i bignè a parte: ognuno ne metterà a piacimento!

Note
 - I bignè al formaggio possono essere realizzati anche con l'Emmental in sostituzione del Parmigiano o mescolando i due formaggi. 
Non è detto che i bignè debbano essere necessariamente così piccoli, più grandi vanno comunque bene. Naturalmente serviamoli a parte e ognuno ne metterà sulla vellutata a proprio piacimento, per evitare che si inzuppino eccessivamente.
 - Prepariamo la crema al Parmigiano solo all'ultimo momento per non vederci costretti a far sciogliere di nuovo il formaggio: perderebbe la sua consistenza cremosa.

Con questa ricetta partecipo al WHB che questa settimana è ospitato da Elena del blog Zibaldone culinario


Ricordo che il WHB versione italiana è organizzato da Brii, fondato da Kalyn, mentre l’attuale organizzatrice internazionale è Haalo.

lunedì 24 ottobre 2011

Mini-panzerotti con acciughe e cime di rapa


Comunicazione di servizio!...o meglio: richiesta di assistenza on line!
Vi spiego: e da un po' che ricevo mail di persone, gentilissime, che non riescono a lasciare un commento ai miei post. Io non conosco la causa di questo inconveniente, ma è spiacevole che una persona voglia commentare e non se ne veda riconosciuta la possibilità.
Per questo mi appello a quel qualcuno di voi che può aver avuto lo stesso problema e magari è riuscito a risolverlo. Gli sarei molto grata se mi suggerisse la soluzione.
In realtà di problema ce ne sarebbe anche un altro: ho notato che, da una settimana o forse più, i post di Pane, burro e alici sui blog-rolls vengono aggiornati con un ritardo di alcune ore...anche su questo si accettano soluzioni varie ed eventuali.
Scusate la digressione tecnica, vi ringrazio molto per la pazienza  e cerco di farmi perdonare con una ricettina semplice e carina. 


Una ricetta "da domenica sera" potremmo dire, perchè ho notato che è  diffusa l'abitudine (che è anche nostra) di riservare alla cena dell'ultimo giorno della settimana qualche ghiottoneria, non impegnativa ma sfiziosa.
Questi panzerottini sono piuttosto piccoli: forse in foto non si percepisce bene, ma considerate che il piattino che ho utilizzato è di quelli da insalata.
Ho preparato il ripieno come quando faccio le orecchiette con le cime di rapa insaporite con le acciughe. In questo caso però ho aggiunto della provola...che purtroppo nella foto (sotto) "non sfila", perchè l'imprevisto è sempre in agguato! Al momento di scattare la foto dell'interno filante la macchinetta si è scaricata, abbiamo dovuto ricaricarla e intanto il panzerottino si è raffreddato. E neanche ho pensato a scaldarlo perchè si era fatto tardi. 
Ma vi assicuro che era molto buono! Tenete presente che la pasta è leggerissima e si presta sia ad una cottura in forno che alla frittura: entrambe collaudate!


Mini-panzerotti con acciughe e cime di rapa
Ingredienti per 2 persone

per la pasta
250 g di farina "0"
130 g di acqua tiepida
1/2 cubetto di lievito di birra
1 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaio di olio
1 punta di cucchiaino di sale

per il ripieno
250 g di cime di rapa sbollentate e ben strizzate
4 filetti di acciughe sott'olio
1 spicchio d'aglio
1 pezzetto di peperoncino 
2 cucchiaio d'olio
100 g di provola

inoltre
olio di semi di arachidi per friggere
oppure 
olio d'oliva da spennellare sui panzerotti e per ungere la teglia se optiamo per la cottura in forno

Procedimento
Sul piano da lavoro disponiamo la farina a fontana. Al centro mettiamo l'olio e il lievito sciolto nell'acqua tiepida assieme allo zucchero. Impastiamo fino a quando il lievito risulterà assorbito e saliamo. Impastiamo ancora per una decina di minuti, sbattendo ripetutamente l'impasto sul piano, per fargli incorporare aria.
Lo mettiamo in una ciotola, lo incidiamo con un coltello sulla superficie, lo copriamo con un panno umido e lo poniamo a lievitare per alcune ore (almeno 2) nel forno preriscaldato (e spento!) a 50°.
Nel frattempo prepariamo il ripieno: in una padella scaldiamo l'olio con l'aglio e il peperoncino. Mettiamo anche le acciughe e aspettiamo che, a fiamma bassa, si disfino. A questo punto aggiungiamo la verdura e la lasciamo insaporire bene in padella.
Prepariamo i panzerotti suddividendo la pasta in tante palline di uguale peso...il numero dipende da quanto  vogliamo che siano grandi i panzerotti. Stendiamo le palline col matterello e suddividiamo la verdura. Aggiungiamo anche il formaggio e chiudiamo bene.
Procediamo con la cottura che preferiamo. Se optiamo per la frittura scaldiamo abbondante olio in un pentolino. Se optiamo per la cottura in forno, preriscaldiamo a 220° e inforniamo per un tempo che dipenderà dalla grandezza dei panzerotti (circa 15 minuti). Devono essere dorati e croccanti.

Note
 - Se riusciamo a fare i panzerottini ancora più piccoli possono essere dei bocconcini simpatici per un aperitivo.
- Se invece la pazienza non è il nostro forte ne facciamo uno grande a testa e abbiamo risolto il problema!

venerdì 21 ottobre 2011

Torta con le noci, la nostra!

E finalmente è venerdì!
Cosa che già di suo mi mette di buon umore, proprio come quando andavo a scuola. 
Si respira un'atmosfera diversa, più rilassata! Quella del fine settimana! Fatta di piccole faccende, a volte di incombenze da assolvere, ma anche di un "prendersela comoda" che attribuisce a queste una certa leggerezza.
E' così bello godersi la casa nel fine settimana! 
E poi ci sono spesso degli impegni da programmare insieme alla propria famiglia, al proprio marito...per carità, piccole cose, ma non sono le cose più semplici quelle che ci gratificano di più?
Anche andare al supermercato ha un sapore diverso quando lo si condivide ... 
ssshhh...non facciamoci sentire da "lui" che avrebbe sicuramente qualcosa da ridire...dice che non gli piace fare la spesa! Ma a me non sembra...mi pare proprio che si diverta invece a scegliere tra gli scaffali cosa può piacergli e cosa no!
E così, tra una gita fuori porta e un film sul divano, tra una trasferta di piacere e un salto al mercato, riuscire a ritagliarsi anche il tempo per sfornare del pane o una brioche per la colazione è divertente e ci permette di rendere la nostra casa ancora più viva, più calda e piacevolmente avvolta dal profumo delle cose che amiamo.
Vi lascio quindi ai vostri programmi ma con un dolce pensiero, adatto alla stagione e al desiderio di coccolarsi un po' che accompagna ogni fine settimana che si rispetti...


Non una torta di noci! Bensì "la" torta di noci, almeno a casa nostra.
Sono anni che torna, sempre uguale, sempre la stessa  e non ci stanca mai. 
Ormai per noi è un dolce tradizionale e difficilmente riusciremmo a rinunciarci a favore di qualcos'altro. 
Morbida, umida e dal gusto avvolgente, ha la forza magnetica di indurre a chiedere il bis dopo aver gustato la prima fetta! Perciò evitatela come la peste se siete a dieta!
L'abbiamo sempre preparata come la vedete in foto, con tanta panna montata spalmata sopra, nel modo più semplice e casuale, perchè è un dolce "di casa" e ci piace che ne abbia tutto il sapore e anche l'aspetto. Se la decorassi con la sac à poche, se la rendessi troppo raffinata nell'aspetto... forse apparirebbe più charmant, ma non sarebbe più "lei", cioè un dolce che associo alla mia famiglia.
Perchè in fondo è importante che certi piatti conservino quel valore aggiunto che gli deriva dalla carica simbolica che hanno per noi.


Torta con le noci

Ingredienti
150 g di zucchero (75+75)
150 g di noci tritate
50 g di farina
150 g di cioccolato fondente tritato
1 bustina di lievito
4 uova
1 bicchierino di rhum
100 g di burro morbido
1 pizzico di sale
70 g di uvetta
panna da montare

Procedimento
Mettere l'uvetta in ammollo in una tazza d'acqua tiepida. Sbattere il burro con 75 g di zucchero. Aggiungere le noci mescolate con l'altra parte dello zucchero, poi il cioccolato tritato, i rossi delle uova (uno per volta), sale, farina e lievito. Montiamo a neve gli albumi e li incorporiamo al composto di noci. Infine asciughiamo l'uvetta con della carta assorbente e la passiamo al setaccio con un cucchiaio di farina, la uniamo al composto che verseremo in uno stampo di 27cm di diametro, coperto da carta forno. Cuociamo a 180° per una trentina di minuti, ma verifichiamo il grado di cottura con uno stecchino: la torta non deve asciugare troppo. Lasciamo raffreddare la torta e prima di servirla la decoriamo con panna montata.

Note 
 - Tanto per curiosità: le noci sono quelle del nostro noceto...vi ricordate? A giugno abbiamo preparato il nocino...ora le noci sono mature e buonissime da mangiare.
Il nocino invece è stato filtrato nel mese di settembre ed è "a riposo" fino a Natale: allora potrà essere apprezzato (si spera!).
 -  Se pensate che la vostra torta durerà a lungo, magari non siete golosi o avete un grande spirito di sacrificio, evitate di coprire completamente la torta di panna. Spolverizzatela invece con dello zucchero a velo e servite la fetta con un ciuffo di panna a fianco.
 - Per quanto riguarda la panna...io compro quella fresca perchè ha tutto un altro sapore. Non uso mai la panna da cucina e quelle rarissime volte che me la concedo, sui dolci o poco altro, voglio che sia buona.
 - In questa circostanza ho usato uno stampo un po' più piccolo, quindi la torta è risultata più alta...scegliete voi!

Con questa ricetta partecipo all'appuntamento mensile del calendario di Ammodomio:

mercoledì 19 ottobre 2011

Pollo alla cannella con purè di mele


Avete presente quando in casa c'è talmente tanto da fare che non sapete da dove cominciare?
Ecco, è la condizione in cui mi trovo io in questo momento...e invece di iniziare a smaltire almeno qualcuna delle tante urgenze domestiche...cosa faccio?
Prima di tutto un tè...poi accendo il Mac... e vi racconto della cena di ieri sera:
...e le lavatrici chi le avvia?...e le camicie  chi le stira?...ma invece di pensare alla cena di ieri sera, non sarebbe più opportuno pensare a cosa mettere nel piatto oggi?!
...con calma! Devo prima finire il tè.
Del resto sono rientrata infreddolita e devo pur riprendermi un po'.
Ho trovato l'aria più rigida di quello che pensavo...o forse è che il primo freddo si percepisce di più... non siamo ancora abituati!
Fatto sta che mi sono concessa una mezza giornata di "bighellonamento" tra negozi e grandi magazzini, senza un obiettivo specifico: ho passato al setaccio dall'abbigliamento ai casalinghi, dalla libreria ...agli addobbi di Natale...
"Già?"
Si si! Ci sono già gli addobbi, sempre più sfavillanti e costosi.
La verità è che torno sempre più delusa da queste "full immertion di shopping" e mi rammarico di aver perso solo tempo...lasciando indietro altri impegni.
Trovo che ci sia un certo appiattimento del gusto su pochi e ricorrenti modelli. Non trovate anche voi?
Di rado torno a casa con qualcosa da queste escursioni a 360°...se si tratta di abbigliamento trovo capi di mio gradimento sempre e solo in un unico negozio....quindi se voglio comprare vado lì e basta! A colpo sicuro, come si suol dire!
Difficilmente mi appassiono ai servizi di piatti e posaterie dalle improbabili forme geometriche o dai colori ultramoderni che per lo più offre il mercato...sono troppo affezionata alle mie stoviglie demodè alternate di tanto in tanto a dei "moderni-classici".
Potrei sbizzarrirmi in libreria, ma tra me e mio marito abbiamo talmente tanti libri che ci siamo visti costretti ad impacchettarne un po' da tenere di riserva in cantina...appena possibile torneranno a far bella mostra di sè su una qualche libreria, sperando di poterla allestire al più presto...nel frattempo bisogna pur darsi una regola in questo senso!
Insomma...il bilancio del mio vagare da una vetrina all'altra è poco entusiasta: non posso farvi il resoconto di piacevoli acquisti, ma solo informarvi che è già possibile comprare le palline per l'albero di Natale!
...inoltre... il tè sta per finire, il dolcetto pure...quindi mi affretto a raccontarvi cosa ho preparato per la cena di ieri sera.
...e poi non ho più scuse...il ferro da stiro mi aspetta!


Non una novità assoluta la ricetta del pollo alla cannella, questo è certo! Saranno almeno sette o otto anni che l'ho vista per la prima volta pubblicata su una rivista... sicuramente ci saranno anche delle altre versioni in rete. Io vi racconto come lo faccio io...tenendo presente che non ho memoria dei dettagli del prototipo, soprattutto per quanto riguarda il procedimento,...ricordo però di aver sostituito lo zenzero con il limone, di aver diminuito il quantitativo di cannella e di aver "salato" il purè di mele che all'origine era neutro. Voi regolatevi secondo i vostri gusti, scegliendo tra le varie possibilità.
Vi consiglio questa ricetta perchè è gradevolmente speziata e valorizzata dal contrasto con le mele "dolci-salate".


Pollo alla cannella con purè di mele
Dosi per 2 persone

Ingredienti

700/800 g di pollo tagliato in piccoli pezzi
2 cucchiai di olio d'oliva
1 cipolla bianca (media)
1 cucchiaino di cannella
1/2 cucchiao di miele
1 cucchiaio di rhum
1 cucchiaino di buccia di limone grattugiata
sale e pepe
1/2 bicchiere di brodo (o acqua calda)

inoltre per il purè
2 mele Delizia
1 noce di burro
1/2 limone spremuto
sale
1 spolverata di cannella


Procedimento
Laviamo ed asciughiamo il pollo. Qualora i pezzi fossero troppo grandi, prima di lavarlo lo ritagliamo.
In una larga padella scaldiamo l'olio e rosoliamo il pollo fino a quando avrà raggiunto un bel colorito dorato su tutti i lati. Saliamo e pepiamo. A questo punto lo togliamo dal tegame (lo teniamo da parte in una ciotola) e facciamo appassire la cipolla affettata finemente, sfruttando il fondo di cottura della carne. Manteniamo la fiamma bassa perchè la cipolla deve ammorbidirsi, ma non friggere.
Una volta appassita aggiungiamo la cannella, la buccia del limone, il miele ed il rhum. Facciamo sciogliere il miele e rimettiamo il pollo nel tegame. Versiamo il brodo caldo e portiamo a cottura con fiamma bassa e mescolando di tanto in tanto. Occorreranno circa 3/4 d'ora da quando avremo rimesso il pollo nel tegame.
Nel frattempo sbucciamo le mele, le riduciamo in pezzi, le mettiamo in un pentolino con il succo di 1/2 limone e poca acqua. Le portiamo a cottura: devono essere morbide e il liquido completamente evaporato. Ora le mescoliamo con un cucchiaio di legno, fino a ridurle in purea, con una noce di burro e il sale.
Impiattiamo il pollo con il purè a fianco e terminiamo il piatto con una spolverata di cannella.

Note
 - Consiglio questa ricetta soprattutto a quelli che non amano il pollo perchè...sa di pollo! Con l'aroma di cannella, miele, rhum e limone sfido qualsiasi scettico a percepire note che non siano gradevoli in questa facile preparazione.
 - Il purè di mele è buonissimo: lo vedo molto bene anche al fianco di altre carni, non necessariamente aromatizzate alla cannella. Scontato l'accostamento con il maiale.

lunedì 17 ottobre 2011

Ravioli di ricotta all'arancia con pesto di radicchio, noci e provola affumicata


Dovete ammettere che fino ad ora ve la siete scampata! 
Mi riferisco al fatto che siete usciti indenni dalla concreta minaccia di vedervi propinati i ravioli in un post si... e nell'altro pure!
Lo avevo confessato già nel mio secondo post...: dopo le presentazioni generali avevo ufficialmente dichiarato di essere vittima di una mania, quella per i ravioli appunto.
Da sempre!
Ma non è colpa mia: la mia nonna paterna me li faceva sempre da piccola e mia madre ne prepara di buonissimi. E io pago le conseguenze di questa sorta di congiunzione. 
Un amore che dura costante da una vita, insomma!
Lasagne, tortellini e cappelletti... certo sono altrettanto buoni...eppure non esercitano su di me lo stesso fascino.
E' proprio sui ravioli che si scatena lo spirito sperimentale della sottoscritta: forma, ripieno, condimento...quanto mi ci diverto! E quanto mi piace mangiarli!
Che siano buoni però! 
Cioè fatti con cura,  accortezza.. in modo tale che tengano bene la cottura... che non finiscano in polenta! 
Ho avuto una "drammatica" esperienza in questo senso: sono stata invitata a mangiare dei ravioli che, dotati di spirito trasformista, hanno assunto sembianze di polenta...non essendone rimasto integro nemmeno uno. Certo, un caso estremo!
E poi ... che ci sia sempre equilibrio tra il ripieno e la salsa, soprattutto se si sperimentano accostamenti vagamente arditi. Non è opportuno che l'uno prevalga troppo sull'altro. Perchè il matrimonio riesca è necessaria la giusta misura da ambo le parti! 
E dopo questa perla di saggezza entro nel merito della ricetta di oggi: vi dico subito che ho rischiato di non realizzarla perchè ho riportato a casa dal supermercato una ricotta buonissima (accade anche questo a volte!). Ho avuto la tentazione fortissima di finirmela a cucchiaiate. Nella mia mente stavo già destinando  il pesto a condire un piatto di spaghetti, ma è prevalsa la curiosità di vedere combinato un matrimonio tra l'aroma della ricotta di pecora profumata all'arancia e l'amarognolo del radicchio e delle noci, il tutto lievemente affumicato per la presenza discreta della provola!
La conclusione è stata che "questo matrimonio s'ha da fare!"


Ravioli di ricotta all'arancia con pesto di radicchio, noci e provola affumicata
Dosi per tre persone...ma anche due (dipende da quanta fame avete!)

Ingredienti

per la pasta:
1 uovo e 1/2
150 g di semola di grano duro
1 cucchiaio di olio d'oliva
1 pizzico di sale

per il ripieno:
400 g di ricotta di pecora
1/2 uovo
2 cucchiai di Parmigiano grattugiato
sale e pepe
1/4 di buccia d'arancia grattugiata

per il pesto:
60 g di radicchio
20 g di noci sgusciate
30 g di parmigiano grattugiato
25 g di provola affumicata grattugiata
1/2 bicchiere d'olio evo
sale


Procedimento
Partiamo dal ripieno: lavoriamo la ricotta con una forchetta, aggiungendo un po' di uovo (il resto lo terremo per la pasta), il Parmigiano, un pizzico di sale, il pepe e la buccia d'arancia (possibilmente non trattata!).  Lasciamo riposare il composto, intanto prepariamo la pasta: sul piano da lavoro disponiamo la semola a fontana. Al centro mettiamo 1 uovo più la metà rimasta dalla preparazione del ripieno, l'olio e 1 pizzico di sale. Impastiamo molto bene, fino ada ottenere una palla liscia e soda. Lasceremo riposare la nostra pasta tra due piatti per una mezz'ora. Nel frattempo realizziamo il pesto. 
Nel mortaio (o nel mixer) disponiamo le foglie di radicchio, le noci, i formaggi grattugiati e un pizzico di sale. Cominciamo a tritare e versiamo l'olio a filo. Amalgamiamo bene gli ingredienti.
A questo punto, se necessario, aggiustiamo il ripieno di sale e di pepe, stendiamo la pasta in una sfoglia sottile e formiamo i nostri ravioli, accertandoci che non rimanga aria all'interno (scongiuriamo così la rottura in acqua bollente).
Mentre lessiamo i ravioli versiamo il pesto in una ciotola e lo allunghiamo un po' con qualche cucchiaio dell'acqua di cottura. Dopo pochi minuti i ravioli dovrebbero essere pronti: li uniamo al pesto, mescoliamo delicatamente e impiattiamo.

Note
 - E' importante realizzare il ripieno un po' in anticipo, perchè il tempo di riposo permetterà agli ingredienti di amalgamarsi e quindi all'arancia di aromatizzare la ricotta. Trascorso il periodo di riposo potremo valutare se il quantitativo di buccia d'arancia è sufficiente o meno, tenendo presente  che deve percepirsi senza coprire gli altri ingredienti.
 - Io non ho messo l'aglio nel pesto, perchè c'erano già molti ingredienti in ballo. Non credo che 1/2 spicchietto, eventualmente, vada ad inficiare il gusto dell'insieme, ma andiamoci molto cauti.
 - Se per la realizzazione del pesto ci serviamo del mixer, ricordiamoci che non è una crema che stiamo realizzando. Quindi lasciamo al pesto la consistenza "granulosa" che merita.
 - Devo dire che il pesto era abbondante, non al punto da dimezzare o ridurre la dose...può essere che vi piaccia mangiare un po' più condito di noi e in quel caso sarebbe "giusto" come quantitativo. Se invece vi sembra eccessivo...no problem: tenetene da parte un cucchiaio che, allungato con un altro goccino d'olio, sta bene anche sulla pizza, magari con delle patate e dell'altra provola! Questa è la degna fine che ha fatto in casa nostra!

Con questa ricetta partecipo al contest "Che pesto ti frulla" organizzato da Claudia di My Ricettarium, Serena e Alessia:




venerdì 14 ottobre 2011

Ovette al cocco


E' da qualche giorno che mi capita di incontrare su alcuni dei vostri blog la ricetta dei dolcetti al cocco. 
Ho deciso di "aggregarmi" e di farvi conoscere anche la mia variante...che poi è quella che già preparava mia madre, quando ero bambina.
Noi le abbiamo sempre chiamate "ovette al cocco" per la forma un po' allungata.
Sono dolcetti molto leggeri perchè non contengono nè farina nè grassi. Prevedono l'uso dello zucchero a velo che col bianco dell'uovo montato a neve e il cocco grattugiato crea una nuvola di dolcezza. 
E sono golosissimi perchè il cioccolato fuso che per metà li riveste esalta il sapore del cocco.
Ulteriori vantaggi: si preparano velocissimamente e secondo me...fanno un figurone!


Ovette al cocco
Dosi per una ventina di ovette

Ingredienti
200 g di cocco grattugiato
150 g di zucchero a velo
150 g di cioccolato fondente
3 chiare d'uovo

Procedimento
Montare a neve le chiare e aggiungere a pioggia lo zucchero a velo col setaccino. Mescoliamo dal basso verso l'alto per non smontare le chiare e aggiungiamo poco alla volta il cocco. Dobbiamo ottenere un composto non troppo molle. 
Disponiamo il composto a cucchiaiate su una teglia coperta da cartaforno, dandogli la forme di piccole ovette. Cuociamo a 160° fino a quando saranno appena dorate. Tolte dal forno le lasciamo raffreddare e poi le immergiamo per metà nel cioccolato fuso a bagnomaria.

Note
 - Il quantitativo di cocco indicato è orientativo e sufficiente di solito per gli albumi di 3 uova medio-grandi. Incorporiamo il cocco gradualmente e teniamone sempre un pochino in più a disposizione, perchè se il composto dovesse risultare troppo"lento" avremo la possibilità di aggiungerlo.
 - Dopo aver intinto le ovette nel cioccolato lasciamole asciugare. E' il caso di preparare i dolcetti un po' in anticipo, anche il giorno prima, in modo da farli asciugare bene. 
Comunque si conservano per più giorni.

Questa ricetta è stata provata da Carla del blog Le delizie della mia cucina

 

mercoledì 12 ottobre 2011

Marmellata di giuggiole


Quando ero piccola la mia casa confinava con un orto quasi abbandonato..."quasi" nel senso che il padrone aveva un garage lì vicino e, pur venendo spesso, non si occupava mai degli alberi del suo orto. Tra gli altri troneggiava un giuggiolo che in questo periodo si riempiva di dolcissime bacche. Ma a noi bambini che giocavamo vicino all'orto era assolutamente proibito cogliere le giuggiole, perchè sapevamo che il padrone si sarebbe arrabbiato molto...nonostante i frutti fossero destinati a rimanere sull'albero fino ad appassire!

Era da un po' che meditavo di preparare una marmellata di giuggiole. Non l'avevo mai realizata prima ed ero molto curiosa di vedere cosa ne sarebbe venuto fuori. 
Approfittando della bella giornata, sabato scorso siamo andati a fare una passeggiata in campagna, con la speranza  di incontrare  qualche giuggiolo selvatico, ma, figuriamoci, neanche l'ombra!
Delusi per il mancato raccolto, ci siamo avviati verso il nostro noceto: volevamo evitare di tornare a casa a mani vuote, ripiegando sulle noci. E proprio di fronte al terreno abbiamo scoperto un giuggiolo con dei frutti enormi, non selvatico ma padronale.
Non abbiamo resistito e, dopo aver individuato la padrona dell'albero, le abbiamo chiesto se ci vendeva un po' di giuggiole. La signora, gentilissima, ci ha messo a disposizione il suo albero e ci ha permesso di cogliere tutti i frutti che volevamo, regalandoceli.
Che differenza rispetto al padrone dell'orto di quando ero bambina!


Marmellata di giuggiole

Ingredienti
1 kg di giuggiole
700 g di zucchero
1 limone

inoltre
alcool puro per sterilizzare i barattoli

Procedimento
Laviamo accuratamente le giuggiole, le tagliamo a metà e le priviamo del nocciolo. Le raccogliamo in un tegame. Le copriamo per 1/3 di acqua e le lasciamo ammorbidire sul fornello per circa 1/2 ora. A questo punto passiamo le giuggiole al passaverdura, la pesiamo e in base al peso dosiamo lo zucchero.
Rimettiamo il tegame sul fuoco e con lo zucchero aggiungiamo anche il succo del limone. Mescoliamo spesso. Con altri 3/4 d'ora circa la marmellata dovrebbe essere pronta; valutiamone la densità!
Versiamo la marmellata bollente nei barattoli appena tolti dal forno, dove li avremo sterilizzati a 100° e successivamente passandivi dell' alcool puro.
Lasciamo raffreddare i barattoli coperti da un telo pulito per 24 ore. Una volta freddi, avvitiamo i coperchi.


Note
 - La marmellata di giuggiole si prepara abbastanza velocemente: si addensa presto perchè i frutti  sono polposi! E' difficile indicare con precisione un tempo di cottura, bisogna regolarsi col classico metodo del piattino: vi versiamo un po' di marmellata e la lasciamo raffreddare. Se inclinando il piattino la marmellata non scivola via vuol dire che  è pronta.
 - Per quanto riguarda la conservazione, invece, voglio precisare che io non faccio mai bollire i barattoli di marmellata e neanche li metto a testa in giù per il sottovuoto. Da sempre seguo il metodo che mi ha insegnato mia madre e che consiste nel lasciar raffreddare bene il barattolo prima di chiuderlo, sterilizzandolo però adeguatamente prima di versarci la marmellata.


Con questa ricetta partecipo al Weekend Herb Blogging, la raccolta settimanale di ricette che abbiano come protagonisti dei vegetali, ospitata questa settimana nel blog di Cindystar . Ricordiamo anche Haalo , l'organizzatrice in carica,  Kaly, la fondatrice e Bri, l'organizzatrice italiana.

lunedì 10 ottobre 2011

Cavatelli con guanciale croccante e scaglie di pecorino su vellutata di cannellini al pepe verde


"Ma quand'è che sul blog pubblichi una bella carbonara?"....mi ha chiesto l'altro giorno mio marito con fare quasi supplichevole.
La supplica naturalmente non ha origine dal desiderio di arricchire il blog di piatti gustosissimi, ma dal malcelato interesse personalissimo di chi prova molta più soddisfazione di fronte ad un piatto di pasta con sugo robusto piuttosto che al cospetto di una pur elegante vellutata o di un salutistico flan di scarola !
Poichè io sono molto più portata a cucinare verdure, anche come condimento per la pasta, "lui" ormai si gioca la carta del blog per ottenere qualche piattino che gli piaccia di più!
Alla fine l'ha spuntata solo in parte, perchè io avevo già messo in ammollo i cannellini pensando di farne una minestra con della pasta fatta in casa. Per andare incontro anche ai suoi gusti il piatto è stato rimodulato nella formula che vedete e devo dire che è piaciuto molto ad entrambi.

Cavatelli con guanciale croccante e scaglie di pecorino su vellutata di cannellini al pepe verde

Ingredienti per 2 persone

per i cavatelli
200 g di semola di grano
110 g di acqua tiepida
sale

per il condimento
300 g di guanciale
2 cucchiai d'olio
1 spicchio d'aglio
1 pezzetto di peperoncino piccante
1 rametto di rosmarino
pepe verde
pecorino romano

per la vellutata
100 g di fagioli cannellini
sale 
pepe verde (bacche intere)
olio



Procedimento
La sera prima mettiamo in ammollo i cannellini e, se riusciamo, cambiamo l'acqua almeno due o tre volte per eliminare le impurità che rendono i fagioli poco digeribili.
La mattina successiva li lessiamo partendo da acqua fredda. Facciamo sobbollire fino a cottura, aggiungendo eventualmente acqua bollente, se dovesse essere necessaria.
Frulliamo i fagioli da caldi, con sale "quanto basta" ed acqua di cottura necessaria per conferire una consistenza vellutata.
Prepariamo i cavatelli disponendo sul piano da lavoro la semola, un pizzico di sale e acqua tiepida. A me di solito suno sufficienti circa 110 g di acqua per 200 g di semola. L'impasto deve essere compatto e sodo, ma ben lavorabile, quindi dovete regolarvi anche un po' in base alla vostra semola, che non assorbe sempre lo stesso quantitativo di liquido.
Dopo aver assemblato gli ingredienti e averli lavorati bene, ricaviamo dei filoncini di impasto, come se dovessimo fare degli gnocchetti, sottili e un po' più lunghi del solito e li scaviamo con tre dita, incidendoli il più possibile, naturalmente senza bucarli!
Manteniamo coperto tra due piatti l'impasto in attesa di lavorazione, così da non farlo asciugare, prendendolo man mano che ci serve.
Possiamo decidere noi il formato dei cavatelli, che possono essere più sottili e lunghi, o viceversa più corti e un po' più spessi.
Ora lasciamo asciugare i cavatelli su una tavola di legno e nel frattempo ci dedichiamo a tagliare a listarelle il guanciale e a rosolarlo in padella con olio evo e con lo spicchio d'aglio e il rametto di rosmarino che poi elimineremo. Aggiungiamo anche un po' di peperoncino e lasciamo che il grasso del guanciale diventi trasparente: deve risultare croccantino!
Spegniamo senza coprire completamente il tegame, per evitare la formazione di vapore (ridurrebbe la croccantezza del guanciale!).
Possiamo ora lessare i cavatelli in abbondante acqua salata per pochi minuti: nel momento in cui la pasta viene a galla verifichiamo il grado di cottura e ci regoliamo!
Se al dente, la scoliamo e la ripassiamo velocemente in padella col guanciale, aggiungendo in caso qualche cucchiaio d'acqua di cottura che avremo tenuto da parte.
Pepiamo abbondantemente e impiattiamo, affiancando i cavatelli con un po' della vellutata a cui aggiungeremo le bacche di pepe, parte intere e parte macinate (io le ho pestate al mortaio) e un filo d'olio a crudo. Completiamo con pecorino in scaglie.

Note
 - Non è difficile fare i cavatelli: la giusta consistenza dipende anche dai nostri gusti, ma la proporzione tra acqua e semola che ho suggerito dovrebbe essere quella giusta! 
 - Se durante la preparazione dei cavatelli ci rendiamo conto che la pasta fa resistenza o tende ad indurire, manteniamo le nostre mani umide, così da facilitarci la lavorazione e da evitare che la pasta, da cotta, risulti "callosa".