domenica 29 gennaio 2012

Insalata di spinaci con noci e Parmigiano


Ed eccoci alle prese con una nuova settimana!
Che pare sarà molto fredda e forse innevata. Vedremo! 
Il freddo già si fa sentire e io intanto, per consolarmi, mi vado ripetendo che dopo febbraio e marzo la primavera è alle porte!
Capita anche a voi di ritrovarvi in pieno inverno, subito dopo le feste natalizie di solito, ad avvertire la primavera nell'aria (un po' in anticipo effettivamente) o comunque a sentirne la necessità?
Forse è meglio rimanere con i piedi per terra...almeno questo suggeriscono la colonnina di mercurio e il cielo grigio!
E allora che inverno sia! E io lo affronto con tanta verdura di stagione.
Cosa c'è di meglio di un piatto di spinaci, per giunta crudi, per fare il pieno di clorofilla, indispensabile al nostro organismo per fissare sostanze come calcio, magnesio e fosforo. Sono anche una fonte importante di acido folico.
Mentre pare che il loro contenuto di ferro non sia assimilabile dal nostro corpo... povero Braccio di Ferro! ... per anni vittima di una bufala con i fiocchi!


Quella di oggi è una "non-ricetta"!...vuole essere più che altro un'idea, neanche tanto originale a dirla tutta, per consumare questa verdura evitando di cuocerla!
A noi piace molto e la preparo spesso  e volentieri!
E' una insalata di spinaci arricchita con noci e Parmigiano. Naturalmente le dosi e le quantità sono facoltative. Potete arricchirla come e quanto volete, tenendo presente che stiamo parlando di un contorno, ma volendo anche di un antipasto, di una entrée alla francese potremmo dire.
Per la realizzazione di questa insalata è opportuno che gli spinaci siano piccoli, teneri e carnosi e particolare attenzione va riservata al lavaggio delle foglioline che, stando a diretto contatto col terreno, sono portate a trattenere molte impurità.
Per quanto riguarda il condimento, invece,  si può optare per un semplice "sale-olio-aceto (di mele o balsamico)" o per un agrodolce a base di miele, una citronette per la precisione, già proposta per quest'altra insalata.

venerdì 27 gennaio 2012

Apple-pancake


La passione che nutro per il pancake dura ormai da quando avevo cinque anni.
E non accenna a diminuire!
Risale ad un'estate in cui i miei zii e le mie cugine che vivono nel Colorado vennero a stare con noi per le vacanze e mia zia portò con sè lo sciroppo d'acero. 
All'epoca non credo che qui si trovasse già, neanche nelle grandi città! E così una mattina preparò questo classico delle colazioni americane, che colpì in maniera indelebile la mia fervida immaginazione infantile.
Alcuni anni dopo, quando ormai avevo un'età adatta a stare ai fornelli, seguii mia zia nella preparazione e da lì spesso il pancake rappresenta la colazione del fine settimana.

Ma è stata scoperta recente questa variante golosissima alle mele, che devo alla gentilezza di mia cugina Dona che me ne ha inviato la ricetta. 
Credo che da oggi in poi farò fatica a non aggiungere le mele all'impasto ogni volta che farò il pancake!
Ancora più soffice, ancora più goloso! 
Dona suggerisce di spolverizzarlo con dello zucchero a velo, facendolo magari un po' più piccolino  o in pezzi regolari, e servirlo come dessert accanto ad una pallina di gelato.
Io l'ho preparato per la colazione, quindi lo abbiamo accompagnato con del miele e con lo sciroppo d'acero. Quest'ultimo personalmente lo preferisco perchè meno dolce!

E allora che ne pensi Dona? Ti sembra bello il mio pancake?
Non posso non mandare un bacione anche a Michelle!


Dona mi ha inviato la ricetta in cups, io non ho fatto la conversione in grammi ma mi sono limitata a misurare gli ingredienti con una tazza da tè: la riuscita è stata ottima!

Apple-pancake
Dosi per 4 persone

Ingredienti
2 tazze di farina "00"
2 tazze di latte
1 bustina di lievito in polvere
2 cucchiai di zucchero
1 cucchiaino di sale
2 uova
1 noce di burro fuso
1 tazza di pezzetti di mela (circa 1 mela)

Procedimento
In un recipiente setacciamo la farina, il lievito, il sale e lo zucchero. In un altro contenitore sbattiamo i tuorli e uniamo il latte e il burro fuso freddo. Versiamo i liquidi sulla farina e mescoliamo bene. Sbucciamo la mela, la riduciamo in pezzi molto piccoli e li uniamo al composto. Montiamo i bianchi dell'uovo a neve ferma e li aggiungiamo delicatamente. 
Scaldiamo bene un padellino leggermente unto di burro; iniziamo la cottura del pancake, tenendo presente che la fiamma non deve essere molto alta, perchè si rischia di cuocere la parte esterna, lasciando crudo l'interno.
Il pancake va girato quando la superficie si ricopre di bollicine.
Serviamo caldo.

Note
 - Io ho valutato che questa dose può essere adeguata per 4 persone...naturalmente se prepariamo il pancake per un'abbondante colazione! Ma se decidiamo di farne dei mini-pancake per il dessert, da unire al gelato o ad altro, questo quantitativo può soddisfare abbondantemente anche 10 persone.
 - A me l'impasto è avanzato: l'ho conservato in frigo coperto con della pellicola e l'ho riutilizzato il giorno dopo senza che il pancake ne abbia risentito! Si può preparare anche la sera prima!

Questa ricetta è stata provata da:
- Barbara del blog Ocagattoletto
- Vitto del blog Pasticciaconme
- Claudia del blog La Cuisine de Tantocaruccia


Ora voglio ringraziare sette gentilissimi amici che mi hanno girato questo premio: Antonella, Claudia e Giovanna, le Cognatine, Giulia, Valeria e Rocco. Grazie ragazzi per aver pensato a me!

Il riceverlo prevede la condivisione con voi di 7 cose riguardanti la propria vita. Non mi sento molto a mio agio a raccontare di me, ma qualcosia si deve/può dire:

- mi piace De Andrè
- mangerei ravioli  tutti i giorni
- sono miope come una talpa...ma con le lenti ci vedo benissimo!
- mi piace la Storia dell'Arte
- sono "campagnola dentro"
- ho il pollice abbastanza verde
- mi piacciono i gatti
...mi prendo la libertà di aggiungere un'ottava cosa...abbastanza scontata...mi piace cucinare!

E ora perdonatemi se non giro il premio ad altri 15 blog, ma quelli che seguo mi piacciono tutti, altrimenti...non li seguirei!
...Rivolgo il premio simbolicamente a tutti i blog che seguo!
Buon fine settimana!


mercoledì 25 gennaio 2012

Involtini dal cuore morbido


Più guardo queste foto e più mi sembra di fare un salto indietro nel tempo, torno a quando era bambina e spesso la domenica pranzavo a casa dei miei nonni.
E non solo perchè gli involtini al sugo rappresentavano un secondo ricorrente sulla loro tavola...ma anche perchè il servizio di piatti e la tovaglia che ho utilizzato appartenevano a mia nonna.
Anche la brocca che si intravede sullo sfondo è uguale a quella che ho sempre visto nella sua cucina.
Insomma, mi piace tanto tuffarmi nel passato, nei ricordi...e la cucina è un tramite ineguagliabile in questo senso.
Mi piace che gli oggetti attorno a me parlino e raccontino la loro storia...che poi in questo caso è anche la mia!

Uno dei miei secondi preferiti questi involtini!
Eppure non me li preparo quasi mai. Me li faccio preparare da mia madre...perchè li fa più buoni!
E perchè ogni tanto è bello farsi coccolare!
Un ripieno morbido morbido di uovo e parmigiano, arricchito dagli aromi che più ci piacciono...aglio, prezzemolo, pepe, rosmarino....
Ora vi racconto come li prepara mia madre....


...per quattro persone prende 4 fettine di vitello tenerissime, le batte un po' e prepara il ripieno.
...in una ciotola mette 1 uovo leggermente sbattuto, 1 cucchiaio di parmigiano, 1 cucchiaio di pangrattato, 1 mazzettino di prezzemolo tritato, sale, pepe e 1/2 spicchietto d'aglio tritato. A volte ci trita anche qualche ago di rosmarino nel ripieno...dev'essere abbastanza "sostenuto", di modo che non fuoriesca, quindi anche in base alla grandezza dell'uovo, si regola sulla necessità di aggiugere altro pangrattato. Dev'essere un composto spalmabile...e infatti lo spalma sulle fettine e poi le avvolge, dopo aver ripiegato i bordi su se stessi. Fissa con degli stecchini di legno.
Rosola gli involtini in una padella con poco olio e quando la carne risulta colorita in maniera omogenea la fa scendere in un tegame dove ha già avviato un sugo con 1 barattolo di pelati e 1 bicchiere di passata di pomodoro, olio, cipolla, aglio, peperoncino, sale, zucchero...un pochino per togliere l'acidità del pomodoro....tutto messo a crudo, fino a quando il sugo è ristretto e la carne tenerissima!

E c'è chi controlla che tutto venga fatto per bene...


...aspettando paziente e fiduciosa il suo bocconcino!


lunedì 23 gennaio 2012

Pasta alla chitarra con panocchie e pesto leggero di rucola e pinoli


Tempo fa, parlando per caso con un signore, questo mi disse che amava così tanto la pasta da non consumarla tutti i giorni, ma di riservarla solo ad un paio di volte alla settimana, per poterla apprezzare ancora di più.
A casa nostra invece facciamo il discorso inverso...siamo talmente golosi di pasta che preferiamo mangiarla, non dico tutti tutti i giorni, ma quasi.
Non c'è il pericolo che possa stancarci!

Vi ho già raccontato tante volte di quanto mi piaccia fare la pasta in casa, fino alla noia credo.
Spesso utilizzo la classica macchinetta taglia-pasta. Però volendo andare per il sottile bisogna ammettere che la pasta, schiacciata tra i rulli metallici, perde un po' della sua porosità...caratteristica che invece la rende tanto golosa, conferendo alla pasta la capacità di trattenere il condimento.
Per questo spesso opto per la soluzione più impegnativa, ma sicuramente gratificante in termini di resa, cioè stenderla a mano dopo averla lavorata sull'asse di legno e tagliarla o col coltello o con la chitarra...se parliamo di pasta lunga naturalmente.
Non è un dettaglio da poco il fatto di servirsi di un piano di legno e non di altro materiale (per esempio il marmo) perchè un materiale poroso assorbe l'umidità in eccesso contenuta nella pasta. Inoltre, tagliata con la chitarra, la pasta ha una consistenza e una corposità che garantiscono un piatto speciale, anche se il condimento è una semplice salsa di pomodoro.
E poi la pasta tagliata alla chitarra sa di antico, di piatti di una volta...
Pensate che il primo prototipo di chitarra risale al 1860; fu inventata a Chieti dopo l'introduzione del filo d'acciaio diffuso dai tedeschi. 
Il nome originale era "carratore per pasta" e lo si trova in un atto notarile del 1871, nel quale veniva ufficializzato il corredo di una sposa, che prevedeva anche la chitarra appunto.
Altri tempi sicuramente...ma io sono del parere che è molto utile e sicuramente affascinante preservare e tramandare nel tempo quanto di buono i nostri avi ci hanno lasciato!


Pasta alla chitarra con panocchie e pesto leggero di rucola e pinoli

Ingredienti (dosi per 2 persone)

per la salsa
500 g di panocchie
30 g di rucola
15 g di pinoli
olio evo
1 spicchio d'aglio
1 fetta di cipollla
peperoncino piccante
sale
1 o 2 cucchiai di parmigiano (facoltativo)

per la pasta
200 g di semola di grano duro
2 uova medie
1 cucchiaio d'olio
1 pizzico di sale


Procedimento
Per la realizzazione della pasta: assemblare tutti gli ingredienti sul piano e lavorare fino ad ottenere un impasto liscio e compatto. Lasciare riposare circa 30 minuti tra due piatti, poi stendere la pasta col matterello, dividerla in rettangoli. Adagiare ogni rettangolo sulla chitarra e procedere al taglio premendo leggermente col matterello sulla pasta, roteando il matterello su se stesso.
Per la realizzazione della salsa: lavare e far sgocciolare le panocchie. Effettuare un taglio nel senso della lunghezza sul carapace delle cicale.  Far appassire in poco olio l'aglio, la cipolla e il peperoncino, tutto tritato. Aggiungere a fiamma vivace le panocchie, mescolare spesso e quando cambiano colore cominciare a schiacciarle per far uscire dall'incisione effettuata tutta la polpa e i succhi.
Se necessario aiutarsi con le mani per estrarre la polpa delle cicale, raccoglierla nella padella ed eliminare i carapaci, lasciandolne solo 4 per decorare i piatti.
Aggiungere in padella un pesto realizzato con rucola, pinoli ed olio (eventualmente Parmigiano).
Lessare la pasta in abbondante acqua, verificarne il grado di cottura, scolarla al dente ripassandola pochi minuti in padella con un filo d'olio a crudo ed eventualmente un po' d'acqua di cottura della pasta. Servire in tavola.

Note
 - Per la realizzazione di questa salsa, perchè sia saporita e si senta tutto il gusto del mare, è importante sfruttare bene le panocchie (o cicale). Dopo averle cotte possiamo anche farle raffreddare un po' per poter estrarre più agevolmente la polpa dal guscio. 
- Per arricchire il sughetto di mare questa volta ho optato per un pesto leggero realizzato con rucola, pinoli ed olio d'oliva. L'aggiunta del Parmigiano è facoltativa, tenendo presente che non è opportuno eccedere con il quantitativo, per non coprire il delicato sapore dei crostacei.

venerdì 20 gennaio 2012

Il Pancarrè....e cronaca fotografica di una pausa pranzo in ufficio


Alcuni anni or sono ho messo su una piccola raccolta di ricette del pancarrè, tratte da riviste e libri, essendo un prodotto che utilizzo molto, soprattutto a colazione. 
Come ho detto in altre circostanze, il profumo del pane tostato che si diffonde per la casa mentre preparo il caffè ancora addormentata, è qualcosa di impareggiabile al mattino e che riesce a consolarmi almeno un po' per aver dovuto abbandonare il tepore delle coperte!
Ma se è fresco e fatto in casa, il pancarrè mi piace anche non tostato,  mangiato come qualsiasi altro pane, a differenza di quello industriale che riesco a consumare solo dopo tostatura. 
Nel tempo, con piccole aggiunte e sottrazioni, modificando e accorpando, ho sperimentato tutta la collezione di ricette  e il risultato finale è stato questo che,  sia per il sapore, sia per la consistenza sofficissima  è risultato "il pancarrè ideale"...naturalmente secondo i miei gusti!
...ma, se decidete di sperimentare questa ricetta, fatemi sapere cosa ne pensate!


Le foto che vi mostro sono state scattate durante una pausa-pranzo improvvisata ( ma neanche tanto!...) nello studio di mio marito, in occasione di una delle sue full-immersion lavorative.
Quando è carico di lavoro lui riesce anche a dimenticare che bisogna mangiare...e a quel punto intervengo io!
Essendo lo studio dotato di cucinetta, nonchè di tostapane, ed avendo preparato il pancarrè proprio la sera precedente, il pranzo è stato risolto così.....


...in fondo anche un semplicissimo e banale toast, se vede l'utilizzo di un buon pane fatto in casa, diventa qualcosa di speciale...non credete anche voi?

Il pancarrè

Ingredienti
500 g di farina "0"
250 g di latte tiepido
60 g di burro morbido
1 panetto di lievito di birra
1 cucchiaino di malto d'orzo (o miele)
1/2 cucchiaino di sale
olio evo (per ungere)


Procedimento
Iniziamo sciogliendo il lievito col malto d'orzo nel latte tiepido. Mettiamo da parte solo il tempo necessario a setacciare la farina sul piano da lavoro. Al centro poniamo la miscela di latte, lievito e malto. Cominciamo ad impastare ed incorporiamo il burro morbido e successivamente il sale.
Lavoriamo per alcuni minuti o comunque fino ad ottenere un impasto liscio e dopo aver unto leggermente la superficie con l'olio,  poniamo il panetto a lievitare  in una ciotola, anch'essa unta e coperta da pellicola.
Io di solito ripongo l'impasto nel microonde spento (unica occasione in cui lo utilizzo!), perchè lo preserva da eventuali correnti e lo mantiene ad una temperatura costante.
Lasciamo lievitare l'impasto per non più di 1 ora. A questo punto lo dividiamo in 2 e appiattiamo un po' col matterello. Otterremo 2 rettangoli, con i quali faremo 2 rotoli di circa 18 cm l'uno.  Ciascun rotolo andrà in uno stampo da plum-cake copero da cartaforno. Spennelliamo con dell'altro olio e copriamo  con un panno o con della pellicola. Lasciamo lievitare ancora per circa quaranta minuti e successivamente inforniamo a 180°/200° (bisogna regolarsi secondo il proprio forno). Occorrerà cira una mezz'oretta prima che il pane sia cotto. Sforniamo e lasciamo raffreddare su una griglia.

Note
 - Naturalmente questa è la ricetta base del pancarrè, che potrebbe essere arricchito e aromatizzato a piacimento con uvetta, cioccolato, rosmarino, salvia, erba cipollina...a seconda dei nostri gusti o dell'uso che vogliamo farne!
 - Aggiungo una nota per precisare che, mentre impastiamo, potremmo constatare la necessità di aumentare di qualche cucchiaio il quantitativo di latte, dipenderà dalla nostra farina, quindi regoliamoci!
 - Quando posto la ricetta di qualche pane di solito specifico che il quantitativo di lievito può diminuire se avete a disposizione più tempo per la lievitazione. Quindi, se dimezzate il lievito, raddoppiate il tempo della prima lievitazione. L'ho dimenticato 'sta mattina, puntualizzo ora (h 23:56).

Con questa ricetta partecipo al contest:

 

Questa ricetta è stata provata da:
- Antonella del blog I miei dolci e non solo
- Vitto del blog Pasticciaconme
- Helga del blog Pates et Pattes

mercoledì 18 gennaio 2012

Frollini al cacao farciti (o decorati) col cioccolato bianco


Come sta diventando sdolcinato questo blog!...cuori ovunque!... e non siamo ancora a San Valentino!
Ma cosa c'è di più bello?!
...io per i biscotti ho tante formine...di solito le prendo dalla scatola di latta dove sono raccolte, le guardo, le riguardo tutte...e puntualmente scelgo il cuore...al massimo questa!
Bisognerebbe indagare sul perchè  di certe ricorrenze e clichè,  anche nelle nostre azioni quotidiane più semplici, come il preparare dei frollini per la merenda.
...Tutto ha un significato secondo me!...o dite che si tratta di una banale circostanza?


Frollini al cacao farciti (o decorati) col cioccolato bianco

Ingredienti
250 g di farina 00
125 g di zucchero
1uovo intero + un tuorlo
50 g di burro
25 g di cacao amaro
qualche cucchiaio di latte
1 punta di cucchiaino di lievito
cannella a piacere
1 bustina di vanillina
100 g di cioccolato bianco

Procedimento
Sul piano da  lavoro disponiamo a fontana la farina setacciata col cacao, la vanillina e il lievito. Al centro raccogliamo lo zucchero, le uova, il burro freddo a tocchetti e 3/4 cucchiai di latte. Impastiamo velocemente gli ingredienti e se necessario aggiungiamo dell'altro latte. Formiamo una palla, la avvolgiamo nella pellicola e la poniamo in frigo per circa 30 minuti.
Trascorso il tempo necessario a far ricompattare gli ingredienti, stendiamo la pasta con il matterello fino ad uno spessore di circa 1/2 cm e ritagliamo i biscotti con la formina che preferiamo. Inforniamo a 200° (forno già caldo) per 10 minuti. A cottura avvenuta disponiamo i biscotti a raffreddare su una gratella per dolci.
Nel frattempo facciamo sciogliere il cioccolato bianco a bagnomaria e appena fuso farciamo i nostri biscotti in coppia, o decoriamo la superficie dei singoli frollini come più ci piace!

Note
 - Quando ho iniziato a preparare questi biscotti non sapevo se li avrei farciti o decorati. Mi è sembrato giusto non far torto a nessuna delle due possibilità...così ne ho farciti alcuni e decorati altri.
Mi rendo conto che il decoro è un po' naif, ma su questo blog non troverete mai grandi opere di pasticceria, piuttosto ricette semplici nell'esecuzione e negli ingredienti, da poter fare in casa, magari improvvisando in pochi minuti, prima di sorseggiare una bella tazza di tè al pomeriggio, come nel mio caso!
 - Io non amo molto seguire delle ricette prestabilite. Trovo molto più rilessante improvvisare e inventare a piacimento, secondo l'estro del momento, partendo da basi collaudate come la pasta frolla che uso generalmente per le crostate, e che è stata il punto di partenza per questi biscotti.

Con questa ricetta partecipo al contest "A prova di bimbo" di Letiziando:



lunedì 16 gennaio 2012

Risotto con porri, Gorgonzola e vino Passito

Questo risotto è stato preparato una domenica in cui avevo promesso a mio marito che non lo avrei stressato con la necessità di fare le foto....
... devo proprio ammettere che non ho tenuto fede alla promessa fatta!
Ma non  è stata completamente colpa mia se ho dovuto correggere il tiro in corner!
E' che mi sono ritrovata con un "fuori programma" che mi ha visto letteralmente costretta, credetemi, a fotografare il risotto, ecco!

Infatti "porri e gorgonzola" non è niente male come abbinamento, ma l'idea di gustarmi il risotto caldo e all'onda allettava me e (soprattutto) mio marito, ben più della possibilità di farne un post.
Se non che il vino bianco che utilizzo solitamente per sfumare il risotto era terminato e ho dovuto ripiegare, con iniziale perplessità, su un passito dolce francese ricevuto in dono, che ha poi cambiato le sorti del risotto, strappandolo  di forza dall'anonimato e facendolo assurgere agli "onori della cronaca"!

E allora vi consiglio vivamente di provare la nota dolciastra dei porri e l'aroma dolcemente fruttato del  vino passito con il sapore piccantino e avvolgente del Gorgonzola: fatene un risotto e non ve ne pentirete!
La forma a cuore è consigliabile, eventualmente, per addolcire il malcapitato marito di fronte alla notizia che la macchina fotografica incombe!










Risotto con porri, Gorgonzola e vino passito
Dosi per 2 persone

Ingredienti
180 g di riso Carnaroli
1 porro grande
2  cucchiai (belli pieni) di Gorgonzola semidolce
2 cucchiai di Parmigiano
olio evo
sale e pepe
vino passito per sfumare
brodo vegetale q.b.


Procedimento
In un tegame ampio facciamo stufare il porro a rondelle con un filo d'olio a fiamma bassa.
Saliamo e pepiamo e aggiungiamo il riso per la tostatura. Rimestiamo spesso fino a che il riso risulterà uniformemente ben caldo. Sfumiamo col nostro passito e lasciamo evaporare. Cominciamo ad aggiungere il brodo bollente, gradualmente e mescolando spesso, fino a quando il riso risulterà al dente. Uniamo il Gorgonzola e lo lasciamo fondere mescolando, la consistenza dev'essere all'onda. Poi spegnamo la fiamma e aggiungiamo il Parmigiano. Copriamo il risotto e lo lasciamo riposare pochi minuti prima di servire in tavola.

Note
 - Quando per la mantecatura del risotto utilizzo un formaggio cremoso, evito di aggiungere il burro. 
 - Ma ancora una ricetta con i porri!?! Eh si...ve l'ho detto che mi piacciono!

sabato 14 gennaio 2012

Marmellata di mele cotogne

 
C'è una incongruenza su questo blog...chi scrive sembra non aver ancora deciso se assecondare l'abitudine  ad utilizzare il termine marmellata per indicare le conserve di frutta, o se attenersi a quello che sarebbe corretto, cioè confettura.
Ormai è risaputo che le marmellate sono solo quelle di agrumi...tutte le altre "diconsi" confetture.
Ma a me questa cosa proprio non mi scende!
Per una vita ho sempre utilizzato il termine marmellata indifferentemente...solo e soltanto il termine marmellata!
Una volta (neanche tantissimo tempo fa a dire il vero!) si usava così!
E mi suona più famigliare e casaligo...forse è una questione affettiva.
Perchè io al termine marmellata ci sono affezionata.
Al termine "confettura" invece no!
E se qui  c'è un tentativo di adeguamento, qui il proposito è già miseramente saltato!
Credo proprio che da questo momento in poi userò sempre il termine marmellata a prescindere dai frutti, sperando che non se ne abbiano a male i puristi della lingua! 


Mi piace molto il colore della marmellata di mele cotogne...che in questo caso fa pendant col vassoietto!

Devo ammettere che il mio rapporto con questi frutti è un po' controverso. Non riesco a sbucciarli con facilità e non mi entusiasma il fatto che in cottura necessitino di acqua per quanto sono duri.
Di solito faccio le marmellate con solo frutta e zucchero!

Per poterli sbucciare meglio ho lasciato che maturassero un po'...ma nel momento in cui viene eliminata la buccia il cambio di colore è quasi immediato.
Ma il risultato finale è molto piacevole!

Ingredienti
1 Kg di mele cotogne
750 g di zucchero
2 stecche di cannella  o polvere (facoltative)
1 limone (facoltativo)
alcool puro per sterilizzare i barattoli

Procedimento
Man mano che sbucciamo la frutta immergiamola in una bacinella d'acqua acidulata con succo di limone....Questo solo se vogliamo che il colore resti più chiaro!
Mettiamo la frutta in un tegame e la copriamo a filo con dell'acqua. Portiamo ad ebollizione e aspettiamo che le mele diventino tenere. A questo punto passiamo la marmellata e aggiungiamo lo zucchero. Se decidiamo di utilizzare le stecche di cannella le metteremo nel tegame da subito e le toglieremo a fine cottura. Se optiamo per la cannella in polvere invece la aggiungiamo in quantità a nostra scelta, dopo aver passato la frutta.
La marmellata è pronta quando, messa a raffreddare in piccola quantità su un piatto, non scivola via.
I barattoli puliti vanno sterilizzati in forno a 100 g per una ventina di minuti.  Devono essere ancora caldi quando li sterilizziamo ulteriormente con un po' di alcool puro fatto scivolare sulle pareti. E bollente deve essere la marmellata quando viene versata nel barattolo.
Copriamo i barattoli aperti con dei tovaglioli di carta, lasciamo raffreddare 24h prima di coprire ciascun barattolo con della carta oleata sterilizzata con l'alcool e chiuderli bene con i coperchi.

Note
Dovendo aggiungere l'acqua, ho calcolato il peso della frutta (e il conseguente quantitativo di zucchero) da cruda, a differenza del solito. Con questa percentuale di zucchero avremo una marmellata mediamente dolce...dipende molto dai gusti personali.

giovedì 12 gennaio 2012

Zuppa di fagioli borlotti e indivia

E avevo superato quasi indenne tutto l'autunno e parte dell'inverno....senza febbre, tosse, raffreddore...
ma sembrava troppo bello per essero vero!
Infatti da ieri mi sono ritrovata, dal nulla, con emicrania, una spalla dolente e un discreto mal di gola: l'auto-diagnosi è che mi sta arrivando l'influenza, forse!
Proprio ora che non posso starmene a casa e devo sbrigare una serie di servizi...e devo andare a fare la spesa...non sia mai che si rimanga senza mangiare!
A questo proposito devo dire che io ad inizio d'anno ho evitato accuratamente di fare grandi propositi per quanto riguarda diete e improbabili iscrizioni in palestra...tanto mi conosco...
La fortuna è che verdure e legumi mi piacciono molto e quindi possono tranquillamente caratterizzare i miei pasti, anche per una settimana di seguito, senza che questo rappresenti un sacrificio.
Certo, poi il dolcetto ci scappa sempre...ma questa è un'altra storia!....mica possiamo sprecare i panettoni rimasti!


E se l'influenza è uno degli aspetti negativi dell'inverno...di risvolti positivi questa stagione ne ha pure tanti! 
Volete mettere l'intimità e il calore domestico che evoca una zuppa, magari gustata davanti al tepore di un caminetto acceso e con un buon bicchiere di vino rosso (...per gli amanti del genere, naturalmente!)?
E allora...rinfranchiamoci!

Zuppa di fagioli borlotti e indivia 
Dosi per 4 persone

Ingredienti
250 g di fagioli borlotti secchi
1 cespo grande di indivia riccia
1 carota
1/2 cipolla
1 spicchio d'aglio
1/2 costa di sedano
250 g di pomodori pelati
peperoncino piccante
olio evo
sale e pepe


Procedimento
La sera prima mettiamo in ammollo i fagioli in acqua tiepida, cambiandola almeno 2 volte.
La mattina lessiamo i fagioli partendo da acqua fredda e senza salare. Scegliamo e laviamo l'indivia, la lessiamo per pochi minuti in acqua bollente. A fine cottura scoleremo e triteremo l'indivia, senza gettare via l'acqua di cottura, che terremo da parte in una brocca. Faremo lo stesso per il liquido di cottura dei fagioli.
In un tegame ampio e capiente prepariamo un sughetto.  Tritiamo grossolanamente carota, sedano, cipolla, aglio e li facciamo appassire nel tegame con un filo d'olio. Aggiungiamo il peperoncino e infine i pelati. Quando le verdure risulteranno tenere e il sughetto ristretto, aggiungiamo nel tegame  i fagioli e l'indivia. Mescoliamo e lasciamo insaporire un po'. Ora versiamo l'acqua di cottura dei legumi e della verdura, fino ad avere la consistenza desiderata.
Lasciamo sobbollire per una ventina di minuti, in modo che si mescolino i sapori.
Saliamo, pepiamo e completiamo con dell'olio a crudo.

Note
Questa zuppa la preparava spesso mia madre e a me è sempre piaciuta molto!
Si percepisce il gusto amarognolo dell'indivia senza che predomini sul resto degli ingredienti, perchè comunque è più delicata rispetto ad altre verdure con caratteristiche simili.
E' un piatto rustico, che si accompagna bene con un buon pane casereccio, magari nero, di segale volendo... meglio ancora se abbrustolito sulla brace del caminetto di cui sopra!

martedì 10 gennaio 2012

Pasticcio di porri e patate al caprino


Non tutti i pasticci vengono per nuocere!
In realtà non era proprio così che recitava il proverbio...ma poco importa!
E' importante invece sottolineare come, dal nulla, sia nato un contorno (o secondo piatto, antipasto, piatto unico....a seconda delle quantità e di come scegliamo di servirlo) buono, anzi, di più!
Porri e patate in coppia non sono certo una novità: ricordo come fosse ora mia nonna che spesso, per la cena, preparava i due ortaggi insieme. Faceva stufare le patate a cubetti e i porri a rondelle in una capace padella di ferro, di quelle che si usavano una volta e che garantivano una consistenza croccante a tutti gli alimenti.
E di certo non risparmiava sull'olio mia nonna...i suoi piatti erano sempre ben conditi e saporiti, una cucina molto gustosa!
Chissà perchè certe immagini vissute da bambini, anche apparentemente poco significative, ce le portiamo dietro negli anni!
...dall'immagine che conservo di mia nonna che spiegava a me che ero piccola quanto facessero bene i porri e quanto fossero buoni con le patate, ho sviluppato una forte simpatia per tale abbinamento che spesso e volentieri sperimento in forma diversa.
Questo pasticcio è solo l'ultimo della serie di esperimenti. E' piaciuto molto sia a me che a mio marito, anche perchè il caprino ci sta che è una meraviglia! E non potete immaginare che profumo si è sparso per casa mentre il pasticcio era in forno!


Pasticcio di porri e patate al caprino
Dosi per 2/3 persone

Ingredienti
500 g di patate
2/3 porri (a seconda della grandezza)
olio evo q.b.
3 cucchiai di caprino stagionato grattugiato
sale e pepe
pangrattato q.b.

Procedimento
Peliamo le patate e le tagliamo a fette di pochi  millimetri di spessore. Le caliamo in acqua bollente per alcuni minuti, le scoliamio e le teniamo da parte.
Nel frattempo laviamo e tagliamo a rondelle solo la parte bianca dei porri, che stuferemo in una padella con poco olio fino a quando risulteranno morbidi. Saliamo e pepiamo leggermente.
A questo punto ungiamo di olio una piccola pirofila e iniziamo a creare il pasticcio disponendo a strati i nostri ingredienti. Disponiamo prima le patate con un filo sottile di olio e un pizzico di sale, poi i porri e una spolverata di caprino grattugiato. Proseguiamo fino ad esaurimento degli ingredienti, tenendo conto che sarebbe opportuno terminare con le patate perchè i porri in superficie rischierebbero di bruciare. Completiamo con un cucchiaio di pangrattato e un giro di olio. Inforniamo a 180° fino a quando si sarà formata una bella crosticina dorata. Verifichiamo anche che le patate abbiano completato la loro cottura.

Note
Potremmo ricorrere a delle pratiche ed eleganti monoporzioni per la realizzazione di piccoli pasticci, qualora dovessimo ritenere questa ricetta un valido antipasto o contorno per una cena con degli ospiti. 


Con questa ricetta partecipo al


...questa settimana ospitato da Simona del blog Simona's Kitchen .
Per saperne di più vi lascio alcuni links:



domenica 8 gennaio 2012

I Cantucci per Quanti modi di fare e rifare


E finalmente ce l'ho fatta a partecipare!
Quanti modi di fare e di rifare è una bellissima iniziativa di Anna e Ornella, che ogni mese ci porta a scoprire una nuova ricetta da realizzare in un progetto comune con altre bloggers. Metodi, tecniche ed abitudini in cucina, da confrontare e conoscere.
Questo mese siamo andati a scoprire i Cantucci di Tiziana del blog Cucinando e assaggiando.
E' la prima volta che mi capita di cimentarmi con i Cantucci... 


...a casa mia piacciono molto, ma non appartengono alla nostra tradizione. Per questo li abbiamo sempre un po' trascurati.
Ma devo dire che vale la pena farli: buoni e leggeri, si addicono ad ogni momento della giornata.
Sono contenta che questa iniziativa e Tiziana mi abbiano dato l'occasione di conoscerli più da vicino.
Li ho fatti attenendomi alle indicazioni di Tiziana...ho solo raddoppiato il quantitativo di lievito e ho aggiunto un tocco di colore con i mirtilli rossi secchi (180 g).
Non mi resta che rimandarvi direttamente alla fonte per le indicazioni sulla ricetta!


 Ci vediamo tutti il prossimo 6 febbraio con le Fettuccine dolci di Fr@ !


giovedì 5 gennaio 2012

Ciambella morbidissima per la Befana ...con panna, limone e glassa


Quando ero piccola il giorno più atteso tra tutti quelli delle festività natalizie era l'Epifania.
Perchè i regali più belli li portava, all'epoca, non il ricco Babbo Natale, ma la  povera vecchina sulla scopa.
La sera prima avveniva l'allestimento della casa per accogliere la Befana.
Io e mia sorella appendevamo al camino le calze, che al mattino dopo avremmo trovato colme di caramelle, vestitini per le Barbie, i piccoli Fiammiferini (ve li ricordate?... bambolottini custoditi dentro a delle scatoline simili a quelle dei fiammiferi appunto). E poi c'era qualche pacco più grande fuori dalla calza.
I miei, per rendere l'arrivo della Befana più credibile, ci facevano preparare dolci e caffè che la nonnina, dopo la discesa dalla canna fumaria, avrebbe sicuramente gradito trovare...e la sorpresa più grande era proprio verificare, al mattino, che i dolci non c'erano più!


Ecco quindi un ciambellone in onore della Befana!...un dolce semplice che mi ricorda l'infanzia e che nasce proprio dalla rielaborazione di una ricetta  che preparava mia madre. Il classico ciambellone per il latte che io ho un po' modificato nell'impasto, sostituendo l'olio e il latte con la panna e aumentando il quantitativo di limone, e arricchito con una glassa leggera, anch'essa profumata al limone. Ho diminuito anche la quantità di farina...perchè fosse soffice soffice e avesse la consistenza di una torta! E così è stato!

Ah! Io ho fatto la foto e tagliato il dolce subito dopo aver messo la glassa...un po' perchè mi piaceva "l'effetto colante"...un po' perchè ero troppo curiosa di provarlo...ma voi, se riuscite,  aspettate un pochino per cortesia, abbiate pazienza e date alla glassa il tempo di rapprendersi.
E ora vi saluto! Scusate ma...devo preparare la calza! 


Ciambella panna e limone con glassa al limone

Ingredienti
280 g di farina
220 g di zucchero
3 uova
200 ml di panna fresca
1 bustina di lievito
1 bustina di vanillina
la buccia di 1 limone + il succo di 1/2 limone piccolo

inoltre per la glassa
120 g di zucchero a velo
succo di limone qb

Procedimento
Accendiamo il forno alla temperatura di 180°. Sbattiamo bene le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungiamo vanillina e limone, poi la panna e mescoliamo. Setacciamo farina e lievito incorporandoli al composto, amalgamiamo e versiamo nello stampo a ciambella, imburrato e cosparso di farina. Inforniamo e lasciamo cuocere per circa 40 minuti, o comunque fino a quando, infilando uno stecchino nella ciambella, uscirà asciutto.
Lasciamo intiepidire la ciambella su una gratella per dolci intanto prepariamo la glassa emulsionando lo zucchero a velo con qualche goccia di limone ed aggiungendone altro all'occorrenza. Deve risultarne un composto morbido....io personalmente non amo la glassa dura...regolatevi secondo i vostri gusti con il quantitativo di limone, tenendo conto che nel giro di un'ora da quando lo avremo versato sul dolce tenderà a rapprendersi.

Note
Ciambella o ciambellone?
A casa nostra l'abbiamo sempre chiamato ciambellone, ma mi sembra di capire che sia più diffuso il nome ciambella per i dolci con questa forma. Qualunque sia il nome, il risultato è buonissimo!

martedì 3 gennaio 2012

Vellutata di carote al mandarino


Le feste non sono ancora terminate e su questo sono assolutamente fiscale: io mi sento in vacanza almeno fino all'Epifania e non ho intenzione di fare sconti!
...la mattina niente trillo inquitante della sveglia, durante la giornata qualche dolce di troppo me lo concedo senza rammarico, la sera tiriamo fino a molto tardi...anche solo per vedere e rivedere un bel film "english style" come piace a me! 
Se questa è la premessa sarebbe normale aspettarsi nel post di oggi la ricetta di un super-mega-pandoro-farcito alle creme...di una Sacher multistrato... di un torrone morbido al triplo cioccolato...e invece no!
...una vellutata leggera e profumata di mandarino, in linea con la stagione e con l'esigenza di verdure e vitamine che dopo i classici ricchi pranzi delle feste inevitabilmente si avverte!

Ma quanto sono buone le vellutate!?
Questa in particolare è stata una gradevole scoperta...ho preferito il mandarino all'arancia perchè volevo che l'aroma agrumato fosse delicato e non spiccasse troppo sul dolce delle carote. Due sapori che si esaltano a vicenda, devo dire.
E anche il tocco piccantino non guasta.


Vellutata di carote al mandarino
Dosi per 2 persone

Ingredienti
500 g di carote
1 patata
2/3 mandarini
1/2 cipolla 
1 spicchio d'aglio
peperoncino piccante
paprika
3 cucchiai di olio d'oliva
sale e pepe
brodo vegetale qb

Procedimento
In un tegame dai bordi abbastanza alti scaldiamo 2 cucchiai di olio e facciamo stufare a fiamma bassa la cipolla affettata sottilmente, l'aglio e il peperoncino tritato.
Aggiungiamo le carote lavate e tagliate a rondelle, la patata a cubetti e facciamo cuocere per circa 20 minuti, mescolando spesso. Quando le verdure risulteranno abbastanza tenere aggiungiamo un po' di brodo bollente e frulliamo col minipimer.
Aggiustiamo di sale e di pepe. A questo punto aggiungiamo il succo filtrato di 2 mandarini, assaggiamo e valutiamo se il gusto dell'agrume è percepibile pur rimanendo delicato. Se lo riteniamo necessario aggiungiamo il succo di un altro mandarino. Dipenderà molto anche dall'asprezza dei frutti che abbiamo. Valutiamo anche la consistenza della vellutata, quindi se è il caso di diluirla con dell'altro brodo. Serviamo ben calda cosparsa di paprika, pepe e olio a crudo.

Note
Prima dell'aggiunta del succo di mandarino la vellutata avrà un colore arancione molto intenso, invece dopo risulterà più chiara...tenetene conto se la vostra idea è quella di portare in tavola un piatto dal colore acceso!