venerdì 30 settembre 2011

Flan di scarola con uvetta e pinoli


Ci sono delle ricette a cui si riesce ad attribuire un'etichetta con molta incertezza. In alcuni casi è difficile addirittura attribuire un nome alla ricetta.
E' il caso di questa cocotte piena di verdura cremosissima che pubblico oggi.
Forse avrei dovuto chiamarla proprio così: "cocotte piena di verdura cremosissima".
Secondo voi si può parlare di flan?
Io so solo che volevo che la verdura prevalesse sugli altri ingredienti, che non fossero presenti panna o burro...non avevo l'esigenza di sformare un tortino perchè, anzi, mi piaceva l'idea di mangiare la scarola col cucchiaino, direttamente dalla ciotola. 
Potrebbe allora essere un clafoutis?
Non lo so! 
Ma alla fine la risposta è sempre la stessa: cosa ce ne importa?



Flan di scarola con uvetta e pinoli
Dosi per due persone

Ingredienti
1 cespo piccolo di scarola (circa 400 g)
2 cucchiai abbondanti di ricotta  cremosa
2 cucchiai di parmigiano
2 cucchiai di latte
1 uovo
1 e 1/2 cucchiai di uvetta
1 e 1/2 cucchiai di pinoli
sale e pepe

Procedimento
Mettiamo in ammollo in due ciotole di acqua tiepida (separatamente) l'uvetta e i pinoli.
Eliminiamo dalla scarola le foglie avvizzite. Laviamo e lessiamo per pochi minuti la verdura in acqua bollente senza sale (per non alterare il colore verdino della scarola). La scoliamo lasciandola comunque morbida perchè un po' di acqua ci aiuterà a frullarla.
Mettiamo la verdura nel frullatore....in realtà io ho utilizzato il minipimer ed ho avuto un buon risultato.
Cerchiamo di ottenere un composto molto fine al quale aggiungeremo la ricotta lavorata a parte, il latte l'uovo, il parmigiano, sale e pepe. Strizziamo l'uvetta, la tamponiamo dall'eccesso di acqua con della carta assorbente; la "setacciamo" con un cucchiaio di farina per facilitarne la distribuzione nel composto. La uniamo agli altri ingredienti. Mescoliamo bene e suddividiamo il composto in delle cocottine mono-porzione.
Scoliamo i pinoli e li suddividiamo nelle due cocotte.
Inforniamo a 180° per una quindicina di minuti, o fino a quando la superficie dei nostri flan risulta colorata e croccantina.

Note
- Mi scuso se non indico al dettaglio i pesi degli ingredienti, ma ho riportato la ricetta come io l'ho realizzata. Del resto non c'è possibilità di sbagliare.
L'unica accortezza da avere è quella di non scolare eccessivamente la verdura, cioè di lasciarla morbida o altrimenti di renderla cremosa aumentando la quantità di latte (che io ho limitato a due cucchiai) per evitare che in cottura i flan si asciughino troppo e risultino secchi!
 - Che uso fare di questi flan o presunti tali? Sono sufficientemente saporiti e carini da poter essere serviti come antipasto, ma sono anche abbastanza leggeri da poter essere un contorno o un secondo light.
  - Nella realizzazione del flan possiamo scegliere se accentuare il contrasto di sapori già presente nella preparazione o meno. Il contrasto è dato dal dolce dell'uvetta in un insieme salato che prevede anche il formaggio. Se utilizziamo della ricotta di pecora, sicuramente più saporita rispetto a quella di mucca, o sostituiamo il parmigiano col pecorino, enfatizziamo il contrasto.

mercoledì 28 settembre 2011

Pasta patate e funghi...di ritorno dalla Francia!


Io e mio marito abbiamo festeggiato l'anniversario di matrimonio il 3 settembre. 
Ci siamo sposati in una piccola e pittoresca chiesetta di campagna alla presenza di un ristretto numero di invitati. 
Un matrimonio intimo e raccolto!
Subito dopo la cerimonia siamo partiti per un bellissimo viaggio in macchina che, dopo un'iniziale tappa a Parigi, ci ha portato alla scoperta dei luoghi magici della Bretagna e della Normandia.
E' il genere di viaggio che io amo: dove la storia e l'arte si fondono con lo scenario naturalistico dei paesaggi nordici. Atmosfera incantata, quasi fuori dal tempo, fiabesca, tra i borghi medievali normanni e le scogliere bretoni.
Siamo rientrati a casa a fine settembre. 
Ci siamo allontanati dai boschi, lungo le stradine della Bretagna, nella nebbia più fitta. 
Da Lion (ultima tappa francese) è iniziato a piovere senza tregua, un diluvio che ci ha accompagnato per tutto il viaggio di rientro!

Non ci crederete...magari ci si aspetterebbe qualcosa di pù elegante... ma, novella sposa, il primo piatto che ho cucinato nella nostra nuova casa è stato proprio "pasta patate e funghi"! 
Del resto avevamo preso tanto di quel vento sulle scogliere a picco sul mare, tanta di quell'acqua sulla via del ritorno, che una minestra calda ci risultava davvero impareggiabile.
...ma una minestra che fosse semplice e rustica, ricca di pasta e di sapore..., che profumasse finalmente di casa... assolutamente "altra" rispetto alle elaborate ricercatezze della pur pregievole cucina francese.
E' così che, un po' per caso e un po' no, ogni anno di questi tempi mi ritrovo a preparare, proprio come prima minestra autunnale, questa ormai tradizionale pasta patate e funghi!
Ricordando e sognando di un viaggio incantevole!

 

Pasta patate e funghi
dosi per 2 persone

Ingredienti
120 g di pasta da minestra (il tipo che preferite)
2 patate
250 g di funghi
3 cucchiai d'olio
1/2 cipolla
1 carota
1 spicchietto d'aglio
1 rametto di rosmarino
1 ciuffetto di prezzemolo
1 pezzetto di peperoncino piccante
sale e pepe

Procedimento
Ho realizzato questa minestra tagliando le verdure, tritando gli aromi e mettendo tutto da crudo in un tegame con acqua fredda (coprendo fino a due dita sopra alle verdure). Ho messo inizialmente due dei cucchiai d'olio (l'altro a cottura avvenuta, a crudo).  Quando le verdure sono risultate tenere ho salato e pepato, ho allungato il brodo che si è formato con dell'altra acqua, in questo caso bollente, lasciando comunque la minestra piuttosto densa. Ho aggiunto la pasta e lasciato cuocere per il tempo necessario.
Ho impiattato e condito ulteriormente con l'olio (il terzo cucchiaio!), del prezzemolo tritato e pepe macinato fresco.
Ho servito con del parmigiano grattugiato a parte.

Note
 - Non seguo sempre lo stesso procedimento per la realizzazione delle minestre. A volte preparo il soffritto e aggiungo gradualmente le verdure, dalle più dure alle più morbide, e solo dopo l'acqua o il brodo caldi.
Quando non voglio complicarmi la vita procedo come in questo caso: ne risulta una minestra più leggera ma comunque molto buona. 

Con questa ricetta e con il racconto ad essa legato partecipo al contest della dolce Valentina del blog La cucina facile di Vale :





lunedì 26 settembre 2011

Biscotti ricotta e vaniglia


Dite che ho esagerato col numero delle foto oggi?

E' che a me questi biscotti piacciono veramente molto e ho voluto dedicargli lo spazio che, a mio avviso, meritano.
C'è da dire che era da un po' che dal mio forno  non venivano fuori dei biscotti.
Non saprei spiegare con certezza il perchè.
Forse perchè necessitano di maggior cura durante la cottura. Vanno accuditi, seguiti amorevolmente... per non ritrovarseli da un momento all'altro secchi e color cioccolato...nonostante l'impasto preveda tra gli ingredienti al massimo la bianca ricotta!

A volte sono necessarie anche più infornate... e in estate, benchè il mio forno non abbia mai smesso di funzionare, si cerca di evitare le soste prolungate nelle immediate vicinanze.
Con le torte è diverso: almeno per 20 minuti (non di più!) te le puoi dimenticare.

A casa mia cerchiamo, inoltre, di non esagerare nel consumo dei dolci: non possiamo farne a meno a colazione e di tanto in tanto ci concediamo un diversivo anche in altro orario.

Ma i biscotti, si sa, sono come le ciliegie: uno tira l'altro!




Non so a voi, ma a me i biscotti, più di altri dolci, danno l'idea di qualcosa "da bambini"  (punto a loro favore!), perchè sono allegri, giocosi e pratici.
Il fatto che è possibile tagliarli con degli stampini, che possiamo dare loro la forma che più ci piace  è molto divertente e invita a preparare i biscotti con spirito festoso, da gioco!

Ma i biscotti sanno essere anche molto romantici: se ci si vuole vezzeggiare un po',  se siamo in vena di carinerie, nei nostri confronti o degli altri,  una scatola di latta delicatamente colorata e dall'aria un po' vintage, che custodisca al suo interno dei profumatissimi biscotti, è una delle cose più carine da preparare!



Biscotti ricotta e vaniglia
Dosi per circa 30/35 biscotti

Ingredienti
350 g di farina
200 g di zucchero
100 g di burro morbido
50 g di ricotta
1 stecca di vaniglia
1 uovo
1/4 di cucchiaio di sale
1/2 cucchiaino di bicarbonato



Procedimento
In una ciotola lavoriamo insieme burro e ricotta fino ad ottenere una crema. Aggiungiamo l'uovo al composto, poi gradualmente tutti gli altri ingredienti: zucchero, farina setacciata con bicarbonato e sale. Infine incorporiamo al composto i semini di una bacca di vaniglia.
Trasferiamo l'impasto sul piano da lavoro, lo stendiamo mantenendo uno spessore di 1/2 cm e con una formina (o una tazzina!) ricaviamo i nostri biscotti.
Rivestiamo una teglia con carta da forno; aiutandoci con una spatolina o un coltello vi disponiamo sopra i biscotti, ad una certa distanza l'uno dall'altro.
Facciamo cuocere per 10 minuti in forno preriscaldato a 170°: devono essere dorati!

Note
 - Fondamentalmente dei frollini, in realtà questi biscotti dal gusto delicato rimangono più morbidi. 
Sono ottimi appena sfornati e ancor più nei giorni successivi, se opportunamente conservati (nella scatola di latta di cui sopra!). 
Si prestano anche ad essere farciti, con crema di nocciole, cioccolato fuso, confettura di albicocche o quant'altro.
 - Nessuno vieta di sostiure la vaniglia con altro ingrediente a piacere: dal limone all'acqua di rose...potete personalizzare i vostri biscotti! 

Questa ricetta è stata provata da Fulvia del blog Fascino in Rosa.

Con questa ricetta partecipo al contest:



E inoltre:




sabato 24 settembre 2011

Cipolline glassate


Buongiorno ragazzi e ragazze che passate di qui e che vi state preparando a trascorrere questo ulimo fine settimana di settembre, spero nel modo più piacevole possibile.
Io vi lascio questa ricetta semplice semplice, prima di dedicarmi ad una delle attività che preferisco, andare in giro tra mercati e mercatini.
Per mercati intendo quelli rionali, che traboccano di frutta e verdura e dove riesco a comprare l'inverosimile: mi aggiro tra le bancarelle con lo stesso entusiasmo dei bambini che scorazzano tra le corsie del settore "giocattoli" del supermercato.
Per mercatini, invece, intendo quelli cosiddetti "delle pulci", dove tra tante cianfrusaglie di nessun valore, ci si può comunque imbattere in qualche oggetto affascinante e traboccante, in questo caso, del vissuto di chissà chi.



Cipolline glassate
Dosi  per 2 persone

Ingredienti
500 g di cipolline borettane
1 cucchiaio di zucchero
30 g di burro
sale e pepe

Procedimento
Togliamo la pellicina esterna alle cipolline e le sciacquiamo. Le disponiamo in una padella dove le cipolline stiano abbastanza larghe, le copriamo per metà di acqua e aggiungiamo subito tutti gli altri  ingredienti: burro, zucchero sale e pepe. Portiamo a bollore con il tegame semi coperto e lasciamo restringere il liquido nella padella. Nel frattempo le cipolline dovrebbero risultare tenere. In caso contrario abbassiamo la fiamma e mettiamo il coperchio sul tegame, lasciandolo sul fornello ancora per qualche minuto.
A fine cottura possiamo aggiungere dell'altro pepe.

Note
 - Trovo che le cipolline glassate siano un contorno buono e raffinato. Inoltre si realizza con grande facilità. L'unico neo di questa ricetta è il fatto di dover  eliminare la pellicina dalle cipolle, operazione che richiede un po' di pazienza e qualche lacrima. Nei supermercati è possibile acquistare le cipolline già spellate, ma sicuramente il prodotto perde in freschezza e fragranza. Direi che è meglio piangere un po' prima, per gustare un ottimo contorno dopo. 
Ho letto da qualche parte che lasciando in ammollo le cipolline per 10 minuti in acqua calda la pellicina va via più facilmente, ma io non ho provato, quindi non saprei dire se effettivamente questa indicazione corrisponda al vero.
 -  Le cipolline glassate si possono realizzare anche seguendo un altro procedimento: si lessano e poi si trasferiscono nella padella con burro e zucchero, fino a che prendono lucentezza assorbendo gli altri ingredienti. Ma perchè fare un passaggio in più?

giovedì 22 settembre 2011

Fettuccine con funghi porcini e tartufo


Avere una mamma che cucina bene è una grande fortuna e una notevole comodità! 
Capita a tutti di non avere molta voglia di stare ai fornelli e di gradire invece la coccola di un buon  pranzetto preparato per noi da altri.
Oggi pubblico un tradizionale primo  a base di pasta fatta in casa e non posso che far riferimento a mia madre, perchè lei mi ha insegnato a farla.

Ottima cuoca, eccelle proprio in questo genere di preparazioni.
La sua pasta ha una consistenza magistrale...e anche se la taglia col coltello, le sue fettuccine, i suoi spaghetti, sono tutti perfettamente uguali...quasi non sembra che l'abbia fatta a mano!

Avevamo dei profumatissimi tartufi che ci sono stati regalati da un amico di mio padre che è solito raccoglierne.
Spesso prepariamo la pasta condita col solo olio aromatizzato con tartufo grattugiato; ma 'sta volta il condimento è stato arricchito con dei porcini.

Un primo dall' intenso profumo di bosco!



Fettuccine con funghi porcini e tartufo
Ingredienti
dosi per due persone

per la pasta 
200 g di semola di garno duro
2 uova medie
1 cucchiaio di olio
1 pizzico di sale

per la salsa
400 g di funghi porcini freschi
1 piccolo tartufo
3 cucchiai d'olio
un pezzetto di peperoncino piccante
1 spicchio d'aglio
1/3 di cipolla
sale e pepe
1 mazzetto di prezzemolo 


Procedimento
Prepariamo la pasta: disponiamo la semola a fontana sulla spianatoia. Al centro le uova sgusciate, l'olio e il sale. Teniamo sempre presente che la quantità di semola riportata è indicativa, perchè dipende sempre dalla sua capacità di assorbimento e da quanto sono grandi le uova.
Impastiamo tutti gli ingredienti e li lavoriamo bene fino ad ottenere una palla soda e liscia.
Lasciamo "riposare"la nostra pasta tra due piatti per circa 1/2 ora.
Intanto prepariamo la salsa a base di funghi e tartufo.
Tagliamo via la parte inferiore dei funghi, cioè quella con le radici. Li laviamo velocemente sotto l'acqua fredda sfregandoli delicatamente per eliminare i residui di terra e li asciughiamo.
Facciamo lo stesso col tartufo, spazzolandolo per qualche minuto con uno spazzolino umido.
In un' ampia padella scaldiamo l'olio e lasciamo stufare per qualche minuto a fiamma bassa l'aglio e la cipolla tritati con il peperoncino.
Mettiamo i funghi e li rosoliamo a fiamma vivace per alcuni istanti, mantenendo una temperatura medio-alta, che ci eviterà l'eccessiva fuoriuscita di liquidi dai funghi. Mescoliamo spesso e portiamo a cottura. Saliamo e pepiamo.
Pochi istanti prima di spegnere la fiamma grattugiamo sui funghi metà del nostro tartufo. Se prepariamo la salsa in anticipo mettiamo il tartufo solo dopo, al momento di condire la pasta.
Riprendiamo l' impasto, lo lavoriamo ancora per qualche minuto, prima di stenderlo col matterello e tagliarlo al coltello. In alternativa possiamo dividere l'impasto in parti uguali, da stendere e tagliare con la macchinetta apposita.
Lessiamo la pasta in abbondante acqua salata, la condiamo col sugo di funghi e tartufo, aromatizziamo con del prezzemolo tritato  ed impiattiamo.
Direttamente nel piatto aggiungere delle scaglie ricavate dall'altra metà del tartufo e, se vogliamo, un filo di olio a crudo.

Note
 - Di solito mi piace sfumare i funghi col brandy, ma non in questo caso: per valorizzare il profumo del tartufo è meglio evitare di aggiungere altri ingredienti.

Con questa ricetta partecipo al contest organizzato da Natalia del blog Fusilli al tegamino:  





domenica 18 settembre 2011

Cake e muffins di zucca con pecorino e salvia


La fine dell'estate è sempre accompagnata da un po' di nostalgia, soprattutto nel momento in cui si percepisce che le giornate si abbreviano, che le ombre si allungano...
Non che non mi piaccia l'autunno, che anzi, più delle altre stagioni si confà alla mia natura, fondamentalmente lunare e introspettiva.
L'autunno favorisce la meditazione, il raccoglimento.
A me piace molto la casa, l'intimità famigliare...dopo l'insofferenza arrecata dall'afa, finalmente è piacevole trascorrere il pomeriggio sul divano, o anche in giardino, con un buon libro.
E il paesaggio ci prepara la sua incredibile tavolozza di colori, caldi e riposanti.


Sulla buccia di questa zucca si declinano tutte le tonalità del più tipico paesaggio autunnale: giallo, rosso, verde, marrone.
...varietà cromatica che mi ha suggerito un piacevole accostamento con uno dei paesaggi di Dedham Vale, regione inglese spesso protagonista dei dipinti del pittore romantico John Constable...


...rappresentante L'Aratura del campo autunnale.
Non trovate anche voi che sia molto molto bello?

Cake  e muffins di zucca con pecorino e salvia
Ingredienti
250 g di zucca stufata (circa 400 cruda) con una piccola cipolla e 1 cucchiaio d'olio, frullata
100 g di farina integrale
200 g di farina "0"
50 g di pecorino grattugiato
200 g di latte
2 uova
2 cucchiai di ricotta (facoltativi)
50 g di olio d'oliva
1 bustina di lievito in polvere per torte salate
qualche rametto di salvia
sale e pepe


Procedimento
In una ciotola setacciamo le due farine con il lievito, a parte sbattiamo un po' le uova e vi aggiungiamo latte e olio. Uniamo il composto liquido alle farine e cominciamo a mescolare, aggiungendo la zucca frullata, la ricotta lavorata a parte, il pecorino, il sale e il pepe e la salvia tritata, tenendo da parte qualche foglia, se vogliamo usarla per la decorazione.
Possiamo scegliere se realizzare un unico cake o se dividere l'impasto in muffins.
Io ho fatto un mini-cake e 6 muffins ed ho infornato a 180° per circa 20/25 minuti.
Se utilizzate un unico stampo occorrerà circa il doppio del tempo.


Note
- E' fondamentalmene un pane, morbido e profumatissimo, che si combina bene con speck, gorgonzola e naturalmente pecorino.
- La presenza del pecorino nell'impasto non è invadente. Si percepisce quel tanto che basta per spezzare la dolcezza della zucca.
- Mentre preparavo l'impasto, come sono solita fare, lo assaggiavo per verificare se la quantità degli ingredienti mi soddisfaceva. Potete verificare anche voi se, per i vostri gusti, è necessario più pecorinio.
- A me la salvia con la zucca piace molto. Ma anche il rosmarino può essere indicato per questa preparazione.

venerdì 16 settembre 2011

Il polpettone!....si, ma "saporito"!....e in crosta di patate!



Oggi voglio scagliare una lancia a favore del polpettone!

Cosa ha fatto di male, il tapino, per meritarsi una così poco edificante reputazione?...al punto che da tutti, ormai, il termine polpettone è riconosciuto come sinonimo di "noia" e "pastrocchio"!?
Troppo spesso trascurato a favore delle graziose sorelline, le ben più disinvolte e spiritose polpette, il sardamellone cela una nobiltà di intenti fuori dal comune!

 1) E' umile e disponibile: potete farlo con quello che avete in casa.
 2) E' "ecosostenibile": potete arricchirlo con tutto ciò che volete smaltire dal frigorifero.
 3) E' ad alto tasso di versatilità: carni varie, verdure, salumi, formaggi...ditemi un alimento che non si addica al polpettone!
Può essere rustico o raffinato, informale o extra-ordinario, ricco o light.
Optando per la cottura nella pentola si può preparare in anticipo.
Insomma, si adatta alle nostre esigenze!



Polpettone "saporito" in crosta di patate profumata al rosmarino

Ingredienti

Dosi per 2 (anche 3!) persone
300 g di macinato di vitello
80 g di salsiccia fresca sbriciolata
50 g di prosciutto dolce
20 g di parmigiano grattugiato
1 uovo
1 mazzetto di prezzemolo
2 fette di pancarrè bagnate nel latte
2 cucchiai di olio
1 carota piccola
1/2 porro
1 pezzetto di sedano
sale e pepe
noce moscata
qualche ciuffetto di burro (facoltativo)

per la crosta di patate
2 patate (medie)
1 cucchiaio di maizena (o farina)
1/2 uovo sbattuto
sale e pepe
1 rametto di rosmarino

Procedimento
Iniziamo lessando le patate e schiacciandole ancora calde. Poi le lasciamo raffreddare.
In una padella scaldiamo l'olio e saltiamo per qualche minuto il porro, la cipolla e il sedano tagliati a cubetti. Abbassiamo la fiamma, copriamo (eventualmente aggiungiamo un cucchiaio di acqua calda) e portiamo a cottura le verdure. Lasciamo raffreddare.
In una terrina mescoliamo il macinato con la salsiccia, l'uovo, il prezzemolo tritato, il parmigiano, il pancarrè ammollato in un po' di latte, sale pepe e noce moscata. Amalgamiamo bene e aggiungiamo le verdure fredde. Formiamo il polpettone. Stendiamo sul piano da lavoro, una affianco all'altra, le fette di prosciutto. Vi mettiamo il polpettone sopra e lo avvolgiamo.
Prendiamo le patate schiacciate e le amalgamiamo con 1/2 uovo, sale pepe, maizena e gli aghi di rosmarino tritati. Su un foglio di cartaforno inumidito versiamo il composto di patate, lo allarghiamo e vi poggiamo sopra il polpettone. Compattiamo le patate attorno  inumidendo spesso le mani per evitare che il composto, un po' appiccicoso, preferisca noi al polpettone. Lo adagiamo su una teglia, aiutandoci con la carta. Io ho messo qualche fiocchetto di burro sulla superficie della crosta, ma non è indispensabile.
Inforniamo a 200° per circa 40 minuti. Dopo i primi 20 minuti io ho abbassato la temperatura del forno a 180°, ma voi regolatevi secondo il vostro forno.


Il polpettone può essere servito semplice oppure accompagnato da una salsa: io ho preparato una classica salsa vellutata, alla quale ho mescolato un po' di sughetto che era rimasto sul fondo della teglia del polpettone. 

Salsa vellutata

Ingredienti
20 g di burro
20 g di farina
250 g di brodo (di carne o vegetale) già salato

Procedimento
Si procede come per una normale besciamelle. Sciogliamo il burro in un pentolino a fuoco basso e appena fuso versiamo la farina in un solo colpo. Mescoliamo. Lasiamo che il burro "tiri" la farina e iniziamo a versare il brodo bollente, mescolando, fino a raggiungere la consistenza cremosa di una salsa.

Note
 - La crosta di patate può essere aromatizza anche con altre spezie e può essere più o meno spessa. A me è venuta quasi come una sfoglia. Ma se preferite potete aumentare un po' la quantità.

mercoledì 14 settembre 2011

Treccione "briochoso" al latte


Dovete sapere che in questo momento storico mi trovo a vivere una vita un po' zingara e disordinata! Non perchè vada al letto dopo aver fatto colazione e mi svegli per pranzo! Tutt'altro!
Il fatto è che per motivi di lavoro di mio marito stiamo spesso fuori casa, cioè fuori dalla casa in paese, tra le campagne, per trascorrere periodi più o meno lunghi in città, dove il traffico e lo smog la fanno da padroni. Naturalmente anche la città può avere i suoi vantaggi, ma io preferisco l'aria pulita e la campagna.
Mi divido quindi tra due case!
Naturalmente non ho tutto il necessario in entrambe! In città l'attrezzatura di cui dispongo è molto limitata: essendo una sistemazione provvisoria, mi adatto a cucinare, allestire e fotografare con gli esigui mezzi a disposizione! Del resto mi serve ben poco: non amando utilizzare  impastatrici e macchine varie, con due ciotole e una frusta sono già a cavallo!
Ma una menzione a parte merita il forno cittadino!
Eh si, perchè ogni volta che sforno qualche lievitato grido letteralmente al miracolo!
E' talmente piccolo, ma talmente piccolo, che di solito opto per le monoporzioni. Ho sempre il terrore che il pane o quello che sia, lievitando lievitando, si avvicini troppo al soffitto del forno. E vi garantisco che poco ci manca!
Ora, come può essermi venuto in mente di sfornare un treccione gigante come questo dal fornetto "piccino picciò" non lo so neanche io! Evidentemente il desiderio di allietare la colazione con qualcosa di buono ed extra-soffice induce alla temerarietà!
Ho dovuto naturalmente dividere l'impasto in due ed effettuare due infornate, quindi due trecce invece che una! E anche così sono stata in apprensione, temendo che il poco spazio inibisse la lievitazione. Per fortuna è andata bene!
Ma se voi decidete di provare questa ricetta, disponendo naturalmente di un forno a misura d'uomo e non di gnomo, vi prego di sovrapporre le treccie come illustrerò nel procedimento, perchè ne verrà fuori una briochona con i fiocchi!

 
 Treccione "briochoso" al latte

Ingredienti
700 g di farina (preferibilmente Manitoba)
100 g di zucchero
50 g di granella di zucchero
100 g di burro morbido
30 g di lievito di birra
300 g di latte
1 uovo e 2 tuorli
1 pizzico di sale

Procedimento
Sciogliamo il lievito e lo zucchero nel latte tiepido, da cui avremo tolto un paio di cucchiai che serviranno in seguito. Versiamo la farina in una ciotola, poi il lievito con il latte e mescoliamo.  Aggiungiamo il sale ed impastiamo. Formiamo una palla con la pasta, la rimettiamo nella ciotola infarinata, la incidiamo con un segno a croce sulla superficie  e la lasciamo lievitare per 2 ore in luogo tiepido (io nel micro) coperta da un panno umido. Deve raddoppiare il suo volume.
Riprendiamo l'impasto e vi aggiungiamo i 2 tuorli sciolti nel tatte che avevamo tenuto da parte e il burro ammorbidito e a pezzetti. Impastiamo e procediamo come prima: formiamo una palla che incidiamo con un segno a croce e la lasciamo lievitare per altre 2 ore coperta da un panno umido.
A questo punto riprendiamo l'impasto e lo lavoriamo per 5 minuti. Lo dividiamo in dieci pezzi uguali con i quali formeremo degli sfilatini. Adagiamo su una placca coperta di cartaforno 4 sfilatini che intrecceremo tra loro. Poi con altri tre sfilatini formiamo una seconda treccia che adageremo sulla prima. Poi faremo una treccia con due sfilatini e la sovrapporremo alle precedenti. Infine arrotoliamo su se stesso l'ultimo sfilatino e lo poniamo in vetta a questa piramide di trecce.
Spennelliamo la superficie del treccione con l'uovo sbattuto e spolverizziamo con la granella, lasciamo lievitare ancora per 30 minuti.
Inforniamo a 190° per 45 minuti.
Lasciamo raffreddare.

Note
 - In realtà io e mio marito lo abbiamo mangiato tiepido, perchè mentre scattavamo le foto ci siamo fatti tentare e, spizzicando spizzicando, ne abbiamo divorato un bel pezzo! E abbiamo fatto proprio bene, perchè il treccione appena sfornato è buonissimo, molto più buono il giorno stesso che il giorno dopo! Nei giorni successivi è comunque apprezzabile, magari con della marmellata e, perchè no, tostato.
 - Io non ho aromatizzato o arricchito l'impasto perchè lo preferivo semplice, ma scorza di limone grattugiata, semi di anice pestati, uvette, gocce di cioccolato...qualunque spezia di vostro gradimento...possono attribuire un carattere diverso a questa brioche.

Con questa ricetta partecipo alla raccolta:

domenica 11 settembre 2011

Crostata semintegrale con ricotta, fichi, uva e crumble di fiocchi d'avena






















Oggi è l'11 settembre, una data tristemente ricordata da tutti, ma che per me ha anche un altro 
significato: è il compleanno della mia nipotina (non più tanto "ina" effettivamente!).
Lei è nata nel 2000 e ricordo che quando festeggiavamo il suo primo compleanno, con la torta e la  candelina da spegnere, la televisione raccontava degli eventi drammatici che stavano colpendo il mondo.
Lei, poverina, non poteva capire cosa stesse accadendo!
Ogni anno inevitabilmente ripensiamo a quella assurda festa di compleanno!
Nel frattempo è diventata una bellissima "ragazza", che promette molto bene in cucina: prepara spesso la crostata  o la torta di mele, con la sua mamma (mia sorella!) e il fratellino, ma anche da sola!

....e io le faccio tanti tanti auguri! 


Crostata semintegrale con ricotta, fichi, uva e crumble di fiocchi d'avena
Ingredienti

Per la pasta
170 g di farina integrale
80 g  di farina 00
125 g di zucchero di canna
50 g di burro
1 uovo intero + un tuorlo
la buccia grattugiata di 1/2 limone (facoltativa)
1 punta di cucchiaino di lievito (facoltativo)
1 cucchiaio di latte (solo se serve)
cannella

Per la farcitura
400 g di ricotta
2 cucchiai di zucchero di canna (ma assaggiate la ricotta e verificate se vi sembra sufficientemente dolce!)
3 cucchiai di latte
cannella
fichi e uva (non li ho pesati... e neanche contati!)

Per il crumble
50 g di fiocchi d'avena
40 g di burro ( io a dire il vero ne ho messi meno, circa 30 g)
20 g di farina
2 cucchiai di zucchero di canna



Procedimento
Impastiamo gli ingredienti per la frolla. Decidiamo se mettere il lievito o meno. Se la vogliamo un po' più morbida aggiungiamo un cucchiaio di latte. 
Una volta assemblati tutti gli ingredienti, li lavoriamo molto velocemente e formiamo una palla, la copriamo con della pellicola e la lasciamo riposare in frigo.
Prepariamo la farcitura lavorando la ricotta con il latte, lo zucchero e la cannella. Laviamo la frutta : se i fichi sono di quelli che hanno la buccia sottile, la teniamo, altrimenti li sbucciamo e li tagliamo a metà. Dividiamo anche i chicchi d'uva e asportiamo i semi. Possiamo decidere secondo i nostri gusti se mettere più fichi o più uva o eventualmente altra frutta.
Prepariamo il crumble: in una ciotola mescoliamo i fiocchi d'avena con il burro ammorbidito, lo zucchero e la farina. Mettiamo da parte.
Riprendiamo l'impasto: lo stendiamo abbastanza sottlie su della carta forno e lo adagiamo in uno stampo. Farciamo con la ricotta, con fichi e uva alternati ed infine con il crumble.
Inforniamo a 180° per circa 30 minuti.

Note
- L'aroma di questa crostata è davvero gradevole: e non solo per la cannella, che ho messo sia nella pasta che nella ricotta. Anche la farina integrale e lo zucchero di canna caratterizzano il profumo del dolce che sicuramente è rustico, ma anche delicatamente aromatico.
- Mi sono piaciuti tanto i fiocchi d'avena come superficie croccante della crostata: il mio era un crumble molto leggero perchè ho messo poca farina, quindi i fiocchi si sono quasi tostati. Se preferite potete aggiungere un po' di farina in più!
- Ho già avuto modo di parlare della mia pasta frolla che costituisce spesso la base dei miei esperimenti. Spesso metto il lievito, anche solo una punta di cucchiaino, quando voglio una maggiore morbidezza. Altre volte, se aggiungo il latte, preferisco una punta di bicarbonato. In questo caso ho omesso entrambi.
- Ho preparato questa crostata assaggiando le varie parti, per verificare se mi soddisfacevano per quantitativo di zucchero (visto che lo zucchero di canna è meno dolce!) e di cannella, Vi consiglio di fare altrettanto: eventualmente un cucchiaio di zucchero si può aggiungre senza compromettere il risultato.
- La ricotta può essere insaporita ulteriormente con un cucchiaio di rhum. 

Con questa ricetta partecipo al contest Piccola bottega di campagna organizzato da Ambra del blog Il gatto ghiotto con Malvarosa Edizioni.

giovedì 8 settembre 2011

Insalata agrodolce in verde

            
Verde mela!
Ma anche verde susina!
E, perchè no, verde insalata!

Voglio dedicare questo post, che vuole essere nient'altro che una pennellata di colore, a tutte le persone che, con motivazioni diverse, si sono avventurate da queste parti negli ultimi "quasi" tre mesi.
Sia che siate semplicemente un po' curiose, sia che vi piacciano realmente le mie ricette, sia che vogliate trascorrere solo un po' del vostro tempo in mia compagnia....siete, per quest'angolo di web e per me naturalmente,  molto  preziose!

Vi auguro una bellissima giornata!



Insalata agrogolce in verde

Dosi per 2 persone
1/2 cespo di insalata Iceberg
1 mela Granny Smith
6 susine verdi regina Claudia
1 cucchiaio di semi di lino

inoltre
per la citronette
1 cucchiaio di miele liquido
2 cucchiai di olio evo
3 cucchiai di succo di limone
sale e pepe



Procedimento
Non preoccupatevi, non ho intenzione di spiegare come si fa un'insalata!
Volevo però precisare di preparare la citronette in anticipo, almeno una mezz'ora, per permettere agli ingredienti di amalgamarsi. E' necessario emulsionarli bene, perchè il miele, per quanto liquido, è sempre più pesante degli altri ingredienti e tende a depositarsi sul fondo del contenitore.

Note
 - La citronette (il nome deriva dalla presenza del limone!) è adatta a quasi tutte le insalate; questa versione col miele, quindi agrodolce, sposa in particolare le insalate a base di frutta.
 - Noi l'abbiamo mangiata con del pesce, ma la vedo molto bene, per esempio, con della carne di maiale, perchè l'agrodolce del miele e del limone ne esalta e contrasta ad un tempo il sapore dolciastro caratteristico.
 - Questa insalate nasce da una libera rivisitazione di una ricetta apparsa, alcuni anni or sono, su un noto quotidiano nazionale.